Carl Rogers e la sua Psicologia |
![]() Nel mondo non ci sono mai state due opinioni uguali. Non più di quanto ci siano mai stati due capelli o due grani identici:
la qualità più universale è la diversità.
Michel De Montaigne
Peculiarità della Psicologia Rogersiana
“Cosa state aspettando?” chiese ad un gruppo di persone assiepate lungo una strada. “Non sai? Un grande re passerà di qui e vogliamo vederlo.” “Un grande re? E quanti re ha fatto?” chiese lui. “Un re fare altri re?” gli replica l’uomo attonito. Ma il giovane lo guarda e dice: “Quelli che voi considerate re non lo sono. Un vero re è colui che fa diventare tutti re. È colui che governa la propria vita ma non la vita degli altri, e invece li aiuta a governarsi da sé. Venite con me e vi dirò il segreto per diventare dei veri re”.
Carl Rogers intende superare il pessimismo antropologico di Freud. «Dico francamente - scrive - che non condivido il punto di vista tanto diffuso secondo cui l’uomo è un essere fondamentalmente irrazionale i cui impulsi, se non fossero controllati, condurrebbero alla distruzione sua e degli altri. Il comportamento dell’uomo è invece squisitamente razionale e si orienta, con una complessità sottile e ordinata, verso le mete che l’organismo gli pone». Secondo Carl Rogers, ogni individuo possiede forti spinte verso la crescita, la salute, l'adattamento; verso cioè quello che si definisce realizzazione di sé (tendenza attualizzante).
------------------------------------------------------------------
«Sei dolcissimo», disse la mamma a Ben mentre facevano una passeggiata nei campi verso sera, «sei dolcissimo e tanto carino, non c'è nessuno al mondo come te!» da "L'abbraccio" di David Grossman ------------------------------------------------------------------
La Psicoterapia Centrata sulla Persona (o Centrata sul Cliente) è la Il pensiero di Rogers ha un carattere aperto, sperimentale, niente affatto dogmatico, poiché ha alla sua base una intuizione della vita come un fluire di esperienze che cambiano di continuo, la cui ricchezza può spaventare e indurre a chiusure ideologiche, e che invece deve essere accettato come tale: bisogna abbandonarsi al corso dell’esperienza, per avere una vita piena di significato. Rogers non individua dunque princìpi indiscutibili, ma una serie di osservazioni tratte dall’esperienza che, pur nella loro provvisorietà, possono a loro volta aiutarci a comprendere le nostre esperienze. Una prima osservazione è che non serve a nulla assumere una facciata nei rapporti interpersonali. La nostra educazione ci impone di mascherare spesso le nostre emozioni per offrire all’altro una faccia che non risulti sgradevole. Per Rogers questo è un errore che non porta a nulla di buono. E’ importante, invece, essere sé stessi ed accettarsi. Per essere sé stessi, è fondamentale per questo non farsi troppo condizionare da ciò che gli altri dicono di noi. Bisogna fare attenzione ai giudizi degli altri, ma non bisogna permettere che ci mandino in crisi, altrimenti ciò ci impedirà di essere noi stessi. L’esperienza ci dice anche che alcuni tra i momenti più belli della nostra vita sono caratterizzati dalla presenza degli altri. Riuscire a capire gli altri, i loro sentimenti ed il loro mondo interiore, accettarli, sono cose che non solo rendono migliore la loro vita, perché consentono loro di essere sé stessi, ma che arricchisce anche noi stessi.
E’ importante dunque gettare dei ponti tra sé e gli altri, permettere agli altri di comunicare pienamente con noi.
Carl Rogers ed il concetto di "paziente-cliente". Lo psicoterapeuta rogersiano riconosce nel cliente una persona che, in quanto tale, è in una posizione egualitaria nei confronti del terapeuta. La sua caratteristica peculiare è che pone l'esperienza del cliente, del terapeuta e il presente immediato della loro relazione, al centro dell'attenzione in ogni incontro, lo psicoterapeuta tenta di collocare il suo "lavoro" il più vicino possibile all'esperienza del cliente nella relazione presente. L'esperienza dell'individuo viene presa seriamente senza nessuna precondizione, ma semplicemente come egli/ella è nell'immediato; come la persona è divenuta ed è attraverso le sue relazioni; quello che è al presente e come è capace di divenire in un futuro prossimo. Questo include il divenire della persona, come è nelle relazioni, come è al momento attuale e come riesce a svilupparsi ulteriormente nel suo futuro. In questo approccio si dà fiducia alla capacità del cliente di essere capace di vivere la propria vita e di affrontare i problemi contando sulle proprie risorse, nel caso in cui possa vivere una relazione dove siano presenti certe condizioni facilitanti (la FIDUCIA è molto importante, da pochi è stata vissuta questa esperienza in profondità ed è mancata proprio quando si rivelerebbe più necessaria: nell'infanzia e nella giovinezza - è raro, infatti, incontrare genitori che hanno la necessaria fiducia nella tendenza attualizzante dei propri figli, che di conseguenza si sentono sfiduciati e smarriti).
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Colgo l'occasione per consigliare un libro dal titolo: "Fiducia e sfiducia Imparare dalle delusioni della vita" edito di recente da Feltrinelli. Secondo l'autore di questo libro la vera fiducia non viene da fuori, non si fonda sugli altri e sulla vita, ma è una risorsa interiore. Un libro che indaga sulle radici della sfiducia e sul modo di recuperare la sicurezza perduta. Se vediamo il significato emozionale e spirituale del nostri momenti difficili, allora possiamo contenere il dolore. Le delusioni e le abitudini ci sfidano a scoprire una fiducia reale, altrimenti, le nostre ferite possono facilmente diventare terribili e insopportabili. Forse diamo per scontato che non sia possibile avere fiducia o, se abbiamo esperienze di apertura e di fiducia, succede poi qualcosa che ci fa chiudere. Ma la caratteristica di una fiducia genuina è non dipendere dagli altri, né da qualcosa di esterno: è una profonda esperienza interiore di connessione col nostro essere e con l'esistenza. Il nostro livello di fiducia genuina è uno specchio della nostra coscienza ed è una qualità che possiamo sviluppare. “La qualità della nostra fiducia è misurata dallo stato della nostra vita: dall’amore che abbiamo per noi stessi, dalla profondità dell’intimità delle nostre relazioni più importanti, dalla gioia con cui affrontiamo la vita. Sviluppare una fiducia matura è il tesoro al termine dell’arcobaleno del lavoro interiore. Possiamo fare terapia all’infinito ed esplorare le ferite della nostra infanzia, ma a che cosa serve se non ci porta a un maggiore livello di vera fiducia? Mancherà sempre qualcosa di fondamentale. Abbiamo bisogno di alcune chiavi per usare le esperienze della vita che ci mettono alla prova così che diventino occasioni per aprire il nostro cuore anziché chiuderlo… Abbiamo bisogno di una struttura, di una comprensione che ci aiuti a riconoscere il valore delle delusioni e degli abbandoni, così che ci possano dare forza, anziché indebolire o distruggere la nostra fiducia nella gente e nella vita. Se vediamo il significato emozionale e spirituale dei nostri momenti difficili, allora possiamo contenere il dolore. Le delusioni e gli abbandoni ci sfidano a scoprire una fiducia reale e questo processo è un lungo cammino. Altrimenti le nostre ferite possono facilmente diventare terribili e insopportabili.” (dall’Introduzione) Fiducia e sfiducia è stato pubblicato da Urra nel 2004. ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Tutto ciò comporta la rottura con l'immagine e la funzione tradizionali del terapeuta come esperto dei problemi del cliente. Al contrario, il terapeuta si considera collaboratore e compagno che cresce insieme al cliente in un processo di incontro da persona-a-persona.
Un'altra caratteristica fondamentale della Psicoterapia Centrata sul Cliente è che la teoria ed il linguaggio centrati sulla persona sono vicini all'esperienza colloquiale. L'essenza più evidente di questi presupposti, è che non vi è una teoria preconcetta alla quale doversi adattare, alla quale dover cercare di corrispondere. Non vi è una verità oggettiva a cui dover fare riferimento, l'unica verità è il vissuto della persona in difficoltà. Secondo questo pensiero, ogni individuo è l'unico a possedere la chiave di se stesso, ossia la propria consapevolezza di sé e quindi le risposte alle proprie domande e le soluzioni dei propri problemi. In questa ottica il fuoco dell'attenzione è centrato sulla dimensione esistenziale del rapporto che si instaura tra due o più persone. Ed è proprio l'intensità della qualità del rapporto che permette alle persone ed ai gruppi di comunicare efficacemente, svilupparsi, evolversi, risolvere problemi, esprimere al massimo le proprie potenzialità, crescere.
L'etica del terapeuta rogersiano, quindi, si fonda sull'esperienza dell'incontro. Questo significa esser chiamati a rispondere ad altre persone in difficoltà, con abilità di responso e solidarietà. Quindi la Psicoterapia Centrata sulla Persona è sempre al contempo un modo di agire individuale, sociale e politico. Qui potremmo fare un brevissimo cenno al pensiero di Rogers che si oppone al concetto di "diagnosi" come una "pericolosa" etichetta, pensiero questo che è anche il vessillo di una certa antipsichiatria che merita di essere evidenziata, che fa capo al grande psichiatra Thomas SZASZ (vedi anche dott. Giorgio Antonucci).
Abbiamo quindi in Rogers una visione ottimistica dell'uomo e una piena fiducia nelle sue risorse. Una visione ottimistica che non si basa, come per Rousseau, sulla concezione che l'uomo "nasce buono", ma sulla fiducia nelle capacità che ogni persona ha in sé di compiere un cammino costruttivo e realizzante, purché, naturalmente, siano presenti quelle condizioni che consentano di essere genuinamente se stessi.
Il terapeuta inoltre sperimenta l'accettazione positiva incondizionata verso il cliente che è la capacità del terapeuta di accettare l'altro anche se porta valori e una visione del mondo profondamente diversi dai propri. È la capacità di non giudicare ma di accogliere l'altro nella sua individualità di persona. Accettazione incondizionata non significa però approvazione incondizionata. Come terapeuta ti accolgo, come persona posso non approvare il tuo comportamento ma questo non diminuisce il rispetto che ho per te. Infine, perché si instauri una buona relazione terapeutica è necessaria la comprensione empatica del terapeuta del mondo interiore del cliente e della sua comunicazione. L'empatia è la capacità del terapeuta di vedere il vissuto del cliente come se fosse il cliente stesso. È importante comunque che la condizione del "come se" non venga persa perché l'empatia è capacità di ascolto, di lettura delle emozioni dell'altro e non identificazione del terapeuta con il cliente. Infine è rilevante per il buon "funzionamento" della relazione che vi sia l'esperienza del cliente dell'accettazione positiva e dell'empatia almeno ad un livello minimo, senza questa condizione non si instaurerà una relazione di fiducia e collaborazione e diventerà difficile procedere verso una più profonda consapevolezza e una adeguata congruenza.
Carl R. Rogers
Di conseguenza, queste condizioni non devono essere considerate né tecniche né metodi, ma piuttosto un modo di essere del terapeuta con il cliente. Quindi, quando il terapeuta è presente per il cliente, non esiste nessuna agenda terapeutica celata. Il terapeuta accetta il cliente così com'è, nel qui e ora - incluso che cosa ha portato il cliente e il motivo per cui è tale in quel preciso momento e anche le possibilità di ulteriore sviluppo nel suo futuro. Questo "modus" esclude la diagnosi e la patologizzazione del cliente ed impedisce che il terapeuta abbia qualsiasi metodo predefinito o griglia mentale a cui corrispondere. Una tale mancanza di categorizzazione invita il terapeuta a sperimentare il cliente come un individuo unico, abbracciandone l'intera persona senza preferenze né discriminazioni. Questo favorisce la concettualizzazione degli aspetti di umanità come "prospettive" ugualmente valide (quindi una "prospettiva femminile") e celebra ogni differenza di genere, di sesso, di abilità diverse, di religione, di cultura, di razza, ecc. Significa, inoltre, che il terapeuta non si concentra solamente sui sentimenti o sull'interazione verbale, ma dà anche spazio e presta attenzione al corpo e allo spirito, alle cognizioni, alle idee, alle emozioni, ecc. L'Approccio Centrato sulla Persona si fonda su un'epistemologia fenomenologica. Questa permette una serie di possibilità di comprensione (quindi è costruttivistica) e una varietà di possibilità da realizzare in pratica (quindi è pluralistica). È personale ed olistica poiché abbraccia l'organismo come un tutto integrato e quindi si interessa della comunicazione dialogica, empatica ed ermeneutica. Ermeneutica nel senso più ampio di comprensione del significato delle comunicazioni personali, non nel senso di interpretazione da parte di un esperto che ha la presunzione di saperne di più dell'autore stesso di tale affermazione.
La Terapia Centrata sul Cliente (T.C.C.) viene applicata ad altri campi d'azione, tra cui ha notevole rilievo il lavoro nelle scuole e in altri settori educativi e formativi. È per questo che si parla di Approccio Centrato sulla Persona (A.C.P.). Il pensiero di fondo è che tutti gli esseri umani possono imparare ad ascoltarsi di più, a comunicare meglio ad avere quindi un migliore contatto con se stessi e con gli altri per essere più efficaci nelle comunità di apprendimento e in quelle di lavoro. L'A.C.P. e la T.C.C. costituiscono una componente significativa e riconosciuta a livello internazionale della psicologia umanistico-esistenziale. Come scrive Alberto Zucconi, co-fondatore con Carl Rogers e Charles Devonshire dell'Istituto per l'Approccio Centrato sulla Persona (I.A.C
"Il sistema creato da Rogers non è solamente una formulazione circa la struttura della personalità ed un metodo psicoterapeutico, è anche un approccio, un orientamento ed una visione della vita. In questo senso è giusto parlare di "Psicologia Rogersiana" [...] Una buona terapia Centrata sul Cliente, è un'avventura ed una ricerca portata avanti da due esseri umani: il cliente ed il terapeuta".
Una Terapia Rogersiana si considera conclusa quando il cliente ha acquisito la capacità di essere in contatto con la sua esperienza perché è questo che gli permetterà di fare scelte che siano profondamente ed autenticamente sue (e quindi avrà raggiunto una congruenza tra il suo sentire e il suo vivere). Carl Rogers, come Freud, Jung e molti altri, ha formulato le sue ipotesi sulla natura umana basandosi su osservazioni effettuate durante numerosi anni di lavoro clinico, facendo seguire alla fase esperienziale quella teorico-sperimentale. Egli stesso scrive riguardo alla sua concezione: «Sono così giunto a considerare sia la ricerca scientifica che il processo di costruzione di una teoria come strumenti utili per dare un ordine interno all'esperienza significativa. La ricerca è lo sforzo persistente e disciplinato volto a trarre senso ed ordine dai fenomeni dell'esperienza soggettiva» (Rogers).
![]()
La Client-centered Therapy trae le sue origini dalla cultura nord-americana degli anni 30 e 40, in cui alle tradizioni "autoctone" si mescolano le istanze di derivazione europea dovute alla emigrazione di intellettuali ebrei e antinazisti. Inquadrata in tale ambito la Client-centered-Therapy fa capo al pensiero di J. Dewey, il filosofo e pedagogista fondatore del Pragmatismo le cui teorie furono direttamente presenti nella formazione di Rogers attraverso W. H. kilpatrick, suo maestro al Teachers College.
-l'aspirazione all'armonizzazione con l'universo, inteso come totalità di rapporti possibili con la natura e con gli altri uomini.
Questa "terza forza", che si riconoscerà nel 1962 nella Associazione di Psicologia Umanistica, è cresciuta parallelamente, con impeccabili credenziali filosofiche, epistemiche e cliniche, fra le tradizioni dominanti della psicoanalisi e del comportamentismo. Pur avendo punti in comune con ambedue, la Psicologia Umanistica si differenzia da esse in quanto teorie nelle quali il comportamento dell'uomo è pensato come "determinato e soggetto a costrizione, nel primo caso da parte degli istinti inconsci, nell'altro dal condizionamento dell'ambiente" (Korchin).
Al contrario, l'individuo definito dalla Psicologia Umanistica è una persona nella sua totalità, ed è: 1. un agente di scelte, in quanto non può sottrarsi ad operare delle scelte nel corso della propria vita; 2. un agente responsabile, in quanto risponde personalmente delle proprie scelte; 3. un agente libero, in quanto stabilisce liberamente i propri obiettivi.
Secondo l'approccio Rogersiano l'individuo è una totalità tra mente e corpo che tende a sviluppare autonomamente le proprie potenzialità e ad auto determinarsi. Tutti gli stati d'animo e le emozioni che prova concorrono a determinare la sua esperienza che viene prima percepita, poi parte di essa diviene consapevole e da ciò ne deriva il concetto di sé che ha la persona, come cioè si auto-percepisce. Normalmente l'uomo, che tende ad essere coerente con l'immagine di sé, mantiene le proprie consapevolezze in modo da non turbare il proprio "equilibrio", equilibrio che si "spezza" nel momento in cui vi sono delle contraddizioni nelle nozioni che possiede e ciò crea tensione ed ansia. A questo punto delle due nozioni ne scarta una, quella che più si allontana dalle proprie consapevolezze a favore di quella che ne da invece conferma. Perché avvenga questa "congruenza" è necessario che non vi siano impedimenti tra l'esperienza vissuta ed il concetto di sé. Ma come si forma il concetto di sé? Durante lo sviluppo della persona nella fase infantile, proprio perché essa è spinta in maniera naturale ad auto-realizzarsi ed a sviluppare le proprie potenzialità, sorge la necessità di sentirsi apprezzata, capita, protetta ed amata, soprattutto dalle persone cardine che la circondano (le persone criterio), come ad esempio genitori ed insegnanti. Se questo avviene senza condizioni, il bambino svilupperà un buon concetto si sé. Al contrario, se questo non avviene, ad esempio nel caso in cui siano frequenti atteggiamenti del tipo "sei bravo solo se..." o "sei cattivo se fai così", "se vuoi che ti voglia bene non devi essere così", il bambino non svilupperà un buon concetto di sé in quanto vivrà un'incongruenza tra la sua esperienza, il suo sentire ed il suo bisogno di considerazione positiva. Da adulto il suo concetto di sé andrà a sottostare in maniera rigida al bisogno di considerazione positiva e ciò gli creerà problemi nell'avere la giusta consapevolezza rispetto alla propria esperienza. In questo caso sorgeranno meccanismi di difesa per non creare disorganizzazione nel concetto che la persona ha di se stessa e verrà "corrotto" il processo "esperienza-consapevolezza" (o simbolizzazione). Ad esempio una persona molto triste non percepirà la sua tristezza oppure si "racconterà" che è leggermente giù di tono (distorsione della consapevolezza). Ciò creerà una disarmonia nel lato emotivo-cognitivo della persona che la può portare nel primo caso (in cui proprio non percepisce il suo vero stato d'animo) ad esempio a somatizzare il problema. In ogni caso, non essendo consapevole della propria esperienza gli è lesa la libertà di effettuare le proprie scelte e di crescere in maniera positiva.
Lo sviluppo della personalità e l'integra-zione determinano una capacità crescente di vivere appieno il momento; di avere un'immagine di sé meno distorta, meno difensiva e più completa (con una percezione più adeguata sia dei fenomeni sia dei cambiamenti dell'esperienza) e di vivere le relazioni in modo più realistico. (La Teoria Centrata sulla Persona si interessa molto di più dei processi che delle strutture). Questo naturalmente coincide con una maggior autodeterminazione e autoresponsabilità. Inoltre, per essere compatibile con i principi fondamentali, con la formazione, ovvero l'educazione di psicoterapeuti nell'Approccio Centrato sulla Persona, questa teoria è radicata nello sviluppo della personalità del terapeuta in formazione, piuttosto che nella formazione e nella pratica di abilità - la parola tedesca "Aus-bildung" denota proprio questo processo del divenire.
I GRUPPI D'INCONTRO
Carl Ransom Rogers si occupò intensamente anche di ricerche sulla psicologia dei gruppi. Con il termine "Gruppi d'Incontro" ci si riferisce a quei gruppi di esperienza intensiva, sorti negli Stati Uniti negli ultimi trent'anni, che tendono ad esaltare la crescita della persona, lo sviluppo e il miglioramento della comunicazione e dei rapporti interpersonali, attraverso un processo di esperienza diretta. Secondo Rogers il gruppo è ristretto (da otto a diciotto membri), relativamente non strutturato e sceglie i propri obiettivi e le proprie direzioni personali. Al conduttore o facilitatore viene data la responsabilità di facilitare l'espressione di sentimenti e pensieri da parte dei membri del gruppo. Il conduttore ha il compito di creare un clima psicologico di sicurezza, in cui si realizzano gradualmente la libertà di espressione e la riduzione dell'atteggiamento difensivo. In questo clima tendono ad essere espresse molte reazioni emotive immediate di ogni membro verso gli altri e verso se stesso. Da questa libertà di esprimere i veri sentimenti positivi e negativi, si sviluppa un clima di fiducia reciproca. Con la riduzione della rigidezza difensiva gli individui possono ascoltarsi a vicenda e possono imparare maggiormente l'uno dall'altro. Da una persona all'altra si sviluppa un feed-back, di modo che ogni individuo viene a sapere come egli appare agli altri e quale impatto ha sui rapporti interpersonali. Da questa maggiore libertà e da questa migliore comunicazione emergono nuove idee, nuovi concetti, nuove direzioni. L'innovazione può diventare un'eventualità auspicabile anziché temibile. Il Gruppo d'Incontro quindi è un'esperienza intensiva di gruppo, che ha lo scopo di favorire la crescita psico-emotiva dei partecipanti e le loro abilità relazionali. In un clima psicologico di sicurezza, la persona ha la possibilità di entrare in contatto con se stesso, con le proprie emozioni e sensazioni, e di esplorare le caratteristiche delle interazioni con gli altri. L'utilizzazione di "esperienze guidate" e di tecniche attive attribuisce una connotazione esperienziale al lavoro terapeutico. Quanto viene sperimentato ed acquisito nell'esperienza di gruppo è facilmente trasferito nella vita quotidiana: nel rapporto con il partner, con i figli, nelle relazioni amicali e nel mondo del lavoro. Il processo avviene rispettando i tempi ed il ritmo di crescita della persona. Il G. d'I. può essere, per molti che vorrebbero intraprendere un viaggio all'interno di sé, ma sono in qualche modo indecisi ed intimoriti, un approccio graduale al mondo psichico.
Le teorie della Psicologia Esistenziale-Umanistica, all'interno della psicologia moderna, formulano principi che li differenziano fortemente dai principali orientamenti
![]()
Gli psicologi umanisti sono veramente convinti che ogni persona abbia in sé e nell'unicità della propria consapevolezza, le risposte alle proprie domande e le soluzioni dei propri problemi. La fiducia nella capacità umana di autorealizzarsi è strettamente connessa al desiderio di voler essere continuamente se stessi. Il modo in cui essa si sviluppa non è dipendente dall'ambiente o dalle influenze negative degli altri o dal passato, ma solo dalla propria personale responsabilità.
Ribadiamo che Rogers è, infatti, fortemente convinto che l'individuo possieda già dentro di sé ampie risorse per l'auto apprendimento e l'autocomprensione, per modificare costruttivamente la propria idea del sé, le proprie qualità e il proprio comportamento e queste sue potenziali risorse possono esprimersi solo in un clima e in un contesto di facilitazione psicologica. Lo scopo principale dell'Approccio rogersiano è, quindi, quello di creare delle condizioni che permettano, appunto, a questa forza di base di agire, in modo che la Persona possa crescere verso la propria autorealizzazione creando un clima relazio È evidente che l'approccio Centrato sulla Persona si fonda su una radicata e sostanziale fiducia di base nella Persona stessa. È certamente questa caratteristica che contraddistingue questo approccio psicologico innovativo dalla maggior parte delle istituzioni della nostra cultura: l'educazione, la politica, gli affari, gran parte della religione e della vita familiare si basano sulla «sfiducia» nella Persona.
Praticare la psicoterapia, non significa fare qualcosa al soggetto, né convincerlo a fare qualcosa per sé; si tratta invece di liberarlo perché possa crescere e svilupparsi in modo normale, e di rimuovere ostacoli in modo che possa andare avanti.
Gli individui hanno in se stessi ampie risorse per auto-comprendersi e per modificare il loro concetto di sé, gli atteggiamenti di base e gli orientamenti comportamentali. Queste risorse possono emergere quando può essere fornito un clima definibile di atteggiamenti psicologici facilitanti.
Sotto qualunque aspetto noi facciamo di una persona un oggetto - sia mediante lo strumento diagnostico o analitico, sia percependolo impersonalmente in una cartella clinica -, non facciamo che ostacolare le nostre finalità terapeutiche: fare di una persona un oggetto si è rivelato utile nel trattamento delle malattie fisiche; non si è dimostrato utile invece con i pazienti psicologici. Apportiamo un aiuto profondo solo quando nella relazione rischiamo noi stessi come persone, quando sperimentiamo l'altro come una persona con i suoi diritti: Solo allora ha luogo un incontro ad una profondità tale da dissolvere il dolore della solitudine in entrambi, nel cliente come nel terapista. Ibid.
Abraham H. Maslow
La psicoterapia non è una relazione sui generis, dato che alcune delle sue qualità fondamentali sono presenti in tutte le buone relazioni umane.
Per migliorare una persona sola, alle volte occorrono anni di lavoro terapeutico ed anche allora l'aspetto principale del miglioramento è che esso le permette di sforzarsi per tutta la vita di migliorare.
Rollo May
Maggiore è la salute mentale che un individuo acquisisce, maggiore è la sua capacità di plasmare in maniera creativa gli elementi della vita, e di conseguenza, più adeguato diventa il suo potenziale di libertà. Pertanto il counselor [consulente psicologico] che aiuta gli altri a superare una difficoltà di personalità, li aiuta a diventare più liberi.
Compito del counselor è quello di assistere il cliente nella ricerca del suo vero sé e poi di aiutarlo a trovare il coraggio di essere quel sé.
Pochi sono i doni che una persona può fare a un'altra che eguaglino, per ricchezza, il dono della comprensione.
Bibliografia ragionata:
"Client-centered Therapy", il testo fondamentale sulla teoria della personalità, è stato tradotto e pubblicato in italiano dalla Nuova Italia con il titolo "Terapia centrata sul cliente".
Il volume "La terapia centrata sul cliente" a cura di P. E. Ricci Bitti e A. Palmonari (1970) Martinelli è invece una raccolta di articoli con l'aggiunta di alcuni capitoli tratti da "On Becoming a Person".
Sono invece tradotte le altre due importanti opere teoriche: "Counselling and Psychothérapy" e "Psychotherapie et relationes humaines" pubblicato a Lovanio nel 1962 assieme a M. Kinget. La parte centrale di questo libro rispecchia fedelmente il capitolo apparso sull'opera a cura di S. Koch: "Psychology: A Study of a Science" (1959).
I testi citati finora sono i più importanti per chi voglia farsi un'idea di base del pensiero roger Di estrema importanza, appena tradotti da La Meridiana, sono i dialoghi di Rogers con M. Buber, P. Tillich, M. Polanyi e altri, curati nella lingua inglese da H. Kirschenbaum e V. Henderson (1987). Rogers e la sua opera sono al centro di una imponente bibliografia. Per brevità ricordiamo solamente la biografia di H. Kirschenbaum: "On Becoming Carl Rogers" (1979). Gli sviluppi post-rogersiani sono ben riassunti nelle raccolte curate, rispettivamente, da Levant e Shlien (1984) e Lietaer, Rombauts e Van Balen (1990).
TESTI DI CARL ROGERS TRADOTTI IN ITALIANO
Su Carl Rogers:
Carl Rogers: un rivoluzionario silenzioso
Carl Rogers
Dialoghi di Carl Rogers. Conversazioni con Martin Buber, Paul Tillich, Burrhus Frederic Skinner, Michael Polanyi e Gregory Bateson. Kirschenbaum Horward Land Henderson Valerie a cura di, Molfetta (Bari), Edizioni La Meridiana. ISBN-13: 9788861530447
Ricchi di spunti e di godibile lettura, queste pagine si rivelano fondamentali non solo per professionisti, ma anche per i lettori che vogliano approfondire l’incidenza di una buona qualità delle relazioni nella nostra vita.
Per una bibliografia completa: The Carl Rogers Bibliography On-line curata da Person-Centered Website by Peter F. Schmid.
POSTA
|