I miei maestri 4 |
L'uomo è l'unico animale la cui esistenza è un problema che deve risolvere.
Il guaio della vita di oggi è che molti di noi muoiono prima di essere nati pienamente Erich Fromm
ERICH FROMM a cura di Antonino Magnanimo
Erich Fromm nacque a Francoforte sul Meno nel 1900. Figlio di un ricco commerciante israelita di vini, fu educato in un' atmosfera rigidamente religiosa. Dopo aver completato la sua educazione secondaria, nel 1922, a 22 anni, si laurea a Heidelberg in filosofia con una tesi " Sulla funzione sociologica della legge ebraica nella Diaspora ". Mentre prepara la sua dissertazione, Fromm è ancora un ebreo ortodosso che si interroga sui timori che suscitava "negli uomini semplici" la figura dell'ebreo. Tenta quindi di offrire delle spiegazioni., individuando nella legge la forza che garantisce al corpo sociale ebraico di permanere nel suo scontro con corpi storici estranei. Utilizzando gli strumenti concettuali di Max Weber, Martin Buber e Hermann Cohen, propone una ricostruzione sociologica delle origini della diaspora, del rabbinismo, dei rapporti con il cristianesimo e con l'islam con un excursus storico sul crinale di quella legge che evita l'autodistruzione e permette il compromesso con i non ebrei, preservando l'identità nel corso del tempo. Fromm concentra la sua analisi su alcuni momenti della storia religiosa che ritiene esemplari. Negli anni Settanta, sull'onda del successo dei suoi libri, la tesi viene pubblicata. In seguito studiò psicanalisi a Monaco svolgendo anche attività di psicanalista presso l'Istituto psicanalitico di Berlino e di Francoforte. Non si laureò in medicina. Cominciò a praticare la psicoanalisi nel 1925 e divenne presto famoso. Dal 1929 al 1932 fu assistente nell'Università di Francoforte, e nel 1930 la sua prima tesi sulla funzione delle religioni, fu pubblicata in "Imago", una rivista edita da Freud. Invitato all'Istiituto di psicoanalisi di Chicago, visitò gli Stati Uniti nel 1933. Nel 1934, per opposizione al nazismo, lasciò la Germania per stabilirsi permanentemente negli Stati Uniti. Tenne lezioni all' Università di Columbia dal 1934 al 1939 e in altre università americane. Nel 1951 divenne professore del dipartimento di psicanalisi dell' Università nazionale del Messico. Nel 1955 fu nominato Direttore del dipartimento di psicologia della stessa Università del Messico col compito di dirigere l'addestramento di psicoanalisi e di psichiatria. Nel 1962 diventa titolare di una cattedra di psichiatria a New York. Erich Fromm è considerato uno dei maggiori rappresentanti della psicologia post-freudiana . La sua posizione propositiva è stata definita "Socialismo umanistico", utopia di un mondo umano che sappia realizzare le istanze sociali e superare l'alienazione dell'uomo, le spinte a fuggire dalla libertà, che sappia vivere l'amore per la vita. Le opere più importanti di Fromm sono : "Fuga dalla libertà" (1941); "Psicoanalisi e religione" (1950); "Il linguaggio dimenticato" (1951); "Psicoanalisi della società contemporanea" (1955); "L'arte di amare" (1956); "Buddismo, zen e psicoanalisi" (1960); "Marx e Freud" (1962); "Il cuore dell'uomo" (1964 ); "La rivoluzione della speranza" (1968); "Anatomia della distruttività umana" (1973); "Avere o essere" (1976); "Grandezza e limiti della psicoanalisi di Freud"(1979). Fromm insieme a Adorno, Horkheimer e Marcuse diventa uno dei maggiori esponenti della Scuola di Francoforte , che nei primi anni del secondo dopoguerra si afferma nella cultura tedesca. La nuova corrente di pensiero, fortemente influenzata dal marxismo, si ispira a diverse matrici culturali: la dialettica e la fenomenologia hegeliana, il nichilismo di Nietzsche e di Heidegger, la psicoanalisi di Freud. La Scuola con il marxismo ha un rapporto tormentato e complesso per motivi sia teorici che pratici poiché respinge il concetto cardine del marxismo del progresso sociale che conduce al consumismo e alla tecnocrazia. La Scuola si oppone ai regimi totalitari di ispirazione marxista degli anni Cinquanta e Sessanta. Il nucleo originario si costituisce a partire dal 1922 presso l'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, destinato a diventare particolarmente importante quando, nel 1931, ne prende la direzione Max Horkheimer. Dopo l'avvento del nazismo i componenti della Scuola sono costretti a trasferirsi all'estero, soprattutto negli Stati Uniti d'America e solo alcuni di loro torneranno in Germania alla fine della guerra. Il compito che la Scuola si prefigge è quello di svolgere ricerche collettive e interdisciplinari, tenendo presenti i metodi della sociologia, della ricerca storica, dell'economia politica e del marxismo. Oggetto di studio sono le società industriali e i modi di vivere che in esse tendono a realizzarsi. L'indagine è volta ad analizzare l'autoritarismo, il conformismo, l'alienazione che si presentano in forma più o meno latente nelle società industrializzate ed è condotta prendendo in considerazione anche le manifestazioni culturali e in particolare le avanguardie artistiche del Novecento. La contestazione giovanile del 1968 sembra ispirarsi alla Scuola di Francoforte che in questo periodo suscita pertanto un rinnovato interesse nel mondo della cultura. Di orientamento socialista e materialista, la Scuola ha elaborato le sue teorie e svolto le sue indagini alla luce delle categorie di totalità e dialettica: la ricerca sociale non si dissolve in indagini specializzate e settoriali; la società va indagata come un tutto nelle relazioni che legano gli ambiti economici con quelli culturali e psicologici. E' qui che si instaura il nesso tra Hegelismo, Marxismo e Freudismo che tipicizzerà la Scuola di Francoforte. La teoria critica si prefigge di far emergere le contraddizioni fondamentali della società capitalistica e punta ad uno sviluppo che conduca ad una società senza sfruttamento. Con la presa del potere da parte di Hitler il gruppo francofortese emigra prima a Ginevra, poi a Parigi e infine a New York. Dopo la seconda guerra mondiale Marcuse, Fromm, Lowenthal e Wittfogel restano negli Stati Uniti, mentre Adorno, Horkheimer e Pollock tornano a Francoforte, dove nel 1950 rinasce L'Istituto per la ricerca sociale. Nella scuola di Francoforte si propone e sviluppa la teoria critica della società che avversa il tipo di lavoro della sociologia empirica americana. Per i francofortesi la sociologia non si riduce né si dissolve in indagini settoriali e specialistiche, in ricerche di mercato (tipiche, queste, della sociologia americana). La ricerca sociale è, invece, per loro, la teoria della società come un tutto, una teoria posta sotto il segno delle categorie della totalità e della dialettica e tesa all'esame delle relazioni intercorrenti tra gli ambiti economici, psicologici e culturali della società contemporanea. Siffatta teoria è critica in quanto da essa emergono le contraddizioni della moderna società industrializzata e in particolar modo della società capitalistica. Per maggior precisione il teorico critico "è quel teorico la cui unica preoccupazione consiste in uno sviluppo che conduca ad una società senza sfruttamento". Il primo lavoro di rilievo della Scuola di Francoforte è il volume collettivo "Studi sull'autorità e la famiglia" (1936): la famiglia, come anche la scuola o le istituzioni religiose, viene vista quale tramite dell'autorità e dell'insediarsi di questa nella struttura psichica degli individui. Un lavoro analogo verrà successivamente progettato in America: i suoi esiti sono pubblicati nel volume "La personalità autoritaria". L'analisi più significativa compiuta da Fromm è quella relativa al tema della fuga dalla libertà che caratterizza la civiltà moderna. La storia dell'umanità è storia della libertà e ha inizio quando l'uomo, diventato consapevole della propria esistenza, spezza il legame che lo lega alla natura entro la quale era immerso, così come la storia individuale ha inizio con la separazione dalla madre. L'esistenza umana comincia quando l'adattamento alla natura perde il suo carattere coercitivo; quando il modo di agire non è più fissato da meccanismi ereditari. In altre parole, sin dall'inizio l'esistenza umana e la libertà sono inseparabili. Lo sviluppo della storia ha determinato una serie di conquiste quali il dominio sulla natura, la crescita della ragione, lo sviluppo della solidarietà verso altri uomini, ma ha causato anche isolamento, insicurezza, solitudine. Dalla fine del Medioevo in poi è cresciuta la libertà degli uomini rispetto alla natura e ai legami della tradizione e delle consuetudini del passato. Questa accresciuta libertà ha determinato, però, una perdita di significato dell'esistenza: l'uomo si sente solo, anonimo, impotente. Vive in modo spersonalizzante il lavoro e, ridotto al ruolo di consumatore, avverte la propria limitatezza anche di fronte alle scelte politiche. Tale insicurezza e precarietà determinano alcuni comportamenti di fuga dalla libertà che investono la società in tutti i suoi aspetti, anche quelli politici. Pertanto lo sviluppo dei regimi totalitari del fascismo e del nazismo non ha spiegazione solo a carattere economico e sociale ma anche psicologico poiché ha a che fare con questa tendenza dell'uomo moderno a fuggire dalla libertà che diventa dolorosa e a rinunciare alla responsabilità e all'autonomia delle scelte, rendendolo disponibile a sottomettersi a un regime politico autoritario. Altro punto fondamentale dell'analisi di Fromm in "Fuga dalla libertà" è quello relativo al tema dell' autorità , dove viene operata una distinzione molto chiara tra autorità e autoritarismo, indicati con i termini di "autorità razionale" e "autorità inibitoria". L'autorità non è una qualità ma si riferisce a un rapporto interpersonale, in cui una persona considera un'altra superiore a se stessa. Nel caso dell'autorità razionale, assistiamo a un processo in cui un rapporto si basa su una differenza gerarchica (come avviene per esempio tra insegnante e alunno): la parte inferiore riconosce all'altra una superiorità effettiva che non opera però nei suoi confronti in termini di sfruttamento. E' un rapporto in cui la parte superiore offre all'altra una serie di strumenti che le consentono di avvicinarsi al suo livello e in questo senso si tratta di un rapporto di scambio reciproco su una base affettiva positiva. Si parla invece di autorità inibitoria quando il rapporto di sudditanza viene mantenuto e consolidato da chi ha potere. Fromm prende in considerazione anche le diverse forme di autorità come quelle che si realizzano nel rapporto tra padrone-operaio, padre-figlio, moglie-marito, ecc. L'importanza di Fromm risiede proprio nel tentativo di analizzare i grandi temi della vita sociale in un'ottica psico-sociologica che dà conto dell'importanza dei fattori culturali e sociali nello sviluppo della personalità. Anche il conformismo dilagante nella società moderna, l'assunzione acritica e automatica dei modelli di comportamento proposti dalla società comportano l'annullamento della personalità dell'individuo. In sostanza, si tratta di un meccanismo psicologico di difesa messo in atto per fuggire dalla paura e dalla solitudine, in ultima analisi per fuggire dalla libertà. L'uomo cessa di essere un atomo isolato attraverso la libertà positiva con la realizzazione spontanea e completa della sua personalità e dei rapporti d'amore che lo legano agli altri uomini e al lavoro come creatività. Solo la libertà positiva garantisce la possibilità di un' autentica democrazia . L'analisi della società contemporanea porta all'individuazione del suo carattere fondamentale e cioè dell' alienazione come effetto del capitalismo sulla personalità umana. L'alienazione caratterizza i rapporti dell'uomo con il lavoro, con gli altri uomini, con le cose, con se stesso. In "Psicoanalisi della società contemporanea" viene esaminata con estrema lucidità la situazione dell'uomo moderno in una società la cui principale preoccupazione è la produzione economica più che l'aumento della produttività creativa dell'uomo: una società dove l'uomo ha perduto il predominio. L'uomo moderno è estraniato dal mondo che egli stesso ha creato, alienato dagli altri uomini, dalle cose che usa e consuma, dal suo governo, da se stesso. Egli è ora " una personalità fittizia ". Se si lascerà che le tendenze attuali si sviluppino senza controllo, ne risulterà una società malata, costituita da uomini alienati. Fromm presenta in questo modo una completa e sistematica concezione della psicoanalisi umanistica e propone un'ipotesi di società "mentalmente sana" in cui l'uomo sia il centro dell'interesse delle attività economiche e produttive, evidenziando così l'alternativa tra il sistema capitalistico e la dittatura totalitaria. In "Psicanalisi e religione", Fromm discute il bisogno dell'uomo di una struttura di orientamento con cui egli può superare la sua alienazione e stabilire relazioni con gli altri. Questo bisogno può essere soddisfatto da un' ideologia, da una religione, o persino da una nevrosi mentale. Fromm confronta questo tipo di psicoanalisi che chiama cura dell'anima con le religioni che accentuano il potere e la forza dell'individuo: " la cura dell' anima è quella di mettere un uomo in contatto col suo subcosciente aiutandolo così ad essere libero di stabilire relazioni d' amore ". Il metodo normale per superare l'isolamento è stabilire spontaneamente relazioni col mondo attraverso l'amore e lavorare senza sacrificare l'indipendenza e l'integrità del processo. Nel suo lavoro di analista Fromm scopre una grande varietà di altri meccanismi d'evasione che sono alternativi all'amore: masochismo, sadismo, distruttività, conformismo. Essi producono una riduzione dell'alienazione e dell'ansia ma solo al caro prezzo della rinuncia della propria individualità. L'uomo alienato diventa estraneo a se stesso, non si riconosce come centro del suo mondo e come protagonista delle sue scelte, ma i suoi atti diventano i suoi padroni e a questi si sottomette. Nella società dominata dal denaro e dal consumo, l'uomo concepisce se stesso come una cosa in vendita. Nella società capitalista il consumo diventa fine a se stesso, fa nascere nuovi bisogni e costringe all'acquisto di nuove cose, si perde di vista l'uso delle cose e l'uomo è schiavo del possesso. Si può uscire dall'alienazione solo costituendo un tipo di società organizzata secondo il " socialismo comunitario " con la partecipazione di tutti i lavoratori alla gestione del mondo del lavoro. Il socialismo comunitario prospettato da Fromm è vicino alle posizioni dei socialisti utopistici ed è influenzato dal sindacalismo e dal socialismo corporativista. In "Avere o Essere" Fromm propone all'uomo contemporaneo la scelta netta tra due categorie, due progetti di uomo: o quello dell'avere, dominante nella società capitalistica dei consumi, o quello dell'essere, della realizzazione dei bisogni più profondi dell'uomo. L'analisi di Fromm individua due modi di determinarsi dell'esistenza dell'uomo nella società: avere, modello tipico della società industrializzata, costruita sulla proprietà privata e sul profitto che porta all'identificazione dell'esistenza umana con la categoria dell'avere, del possesso. Io sono le cose che possiedo, se non possiedo nulla la mia esistenza viene negata. In tale condizione l'uomo possiede le cose ma è vera anche la situazione inversa e cioè le cose possiedono l'uomo. L'identità personale, l'equilibrio mentale si fonda sull'avere le cose.
essere è l'altro modo di concepire l'esistenza dell'uomo ed ha come presupposto la libertà e l'autonomia che finalizza gli sforzi alla crescita e all'arricchimento della propria interiorità. L'uomo che si riconosce nel modello esistenziale dell'essere non è più alienato, è protagonista della propria vita e stabilisce rapporti di pace e di solidarietà con gli altri. Fromm ricevette la prima formazione religiosa in famiglia, nei termini di una pratica di vita ebraica rigorosamente ortodossa. Introdotto al Talmud da un prozio materno, ebbe poi come maestri il rabbino ortodosso Nehemia Nobel e il rabbino Salman Baruch Rabinkow, un chabad-hassid. Nobel era un mistico umanista, influenzato da Hermann Cohen e quindi illuminista in senso goetiano e neokantiano. Rabinkow, che era socialista, dava un'interpretazione umanistica della legge ebraica e vedeva nell'autonomia dell'individuo il valore più grande (Funk, 1988). Il rapporto con Rabinkow fu per Fromm importantissimo e fu il lievito che gli farà sviluppare in seguito la visione umanistica della psicoanalisi.
"In Rabinkow's view the autonomy of man is deeply
Nel '22 Fromm si laureò presso l'Università di Heidelberg con la tesi "Das jüdische Gesetz", preparata con Alfred Weber. Successivamente studiò Marx e Bachofen e si dedicò alla psicoanalisi: venne analizzato da Frieda Reichmann, Wittenberg e Sachs, ed ebbe come supervisori Landauer e Theodor Reik. Fromm dunque non fu "wild analyst" in nessun senso; in seguito praticherà l'autoanalisi, come Freud e come Groddeck. Ciò che unisce Fromm a Groddeck è dato dall'amore per la verità e per la libertà, dalla passione per la ricerca, dall'autonomia di pensiero, dal coraggio delle proprie idee, dal fascino provato per i processi della vita che non cessano mai di stupire. In entrambi c'è rispetto e amore per l'uomo e per la natura. Queste condizioni sostanziali per un dialogo fruttuoso non si lasciano certo cancellare da differenze di concettualizzazione. Semmai queste non favoriscono la comparazione dei testi, scoraggiata anche dalle scarse citazioni di Groddeck da parte di Fromm. Però entrambi offrono nuclei tematici che si prestano al confronto e che lasciano intravvedere un'influenza di Groddeck su Fromm. Su alcuni contenuti fondamentali possiamo riscontrare infatti rilevanti affinità.
a) Il concetto di inconscio
Groddeck chiamò "Es" l'inconscio. Poiché "Es" è il pronome impersonale singolare nella lingua tedesca, la prima connotazione dell'inconscio groddeckiano è l'impersonalità. L'uomo è vissuto dall'Es, che non ha età, che è continuo movimento, che tiene in vita e conduce alla morte, che fa ammalare e fa guarire. L'Es è il grande torrente della vita che scorre e che tutto genera; vano è opporvisi e l'idea di poterlo governare è un autoinganno (1923). L'Ego non esiste, è una menzogna, un artificio linguistico. La coscienza che l'Ego ha di sé è illusoria (1912).
Entrambi gli autori hanno avuto fino in fondo il coraggio delle loro idee e le hanno difese senza compromessi. Non hanno mai praticato diplomazie, né sul piano dell'elaborazione teorica né su quello del comportamento, e hanno sempre tratto senza timori tutte le conseguenze, anche estreme, dalle loro premesse di pensiero. La psicoanalisi non è mai stata per loro una "party line" (Fromm, 1958), cui adattarsi, ma ricerca della verità. Entrambi hanno amato il paradosso, che non appartiene alla logica formale ma a quella dialettica, non per stupire o scandalizzare ma per offrire la disposizione intellettuale più prossima a cogliere i guizzi e ribaltamenti dei processi della vita, il loro pulsare e il loro palpitare. Provocatori sì, lo sono stati, di alta provocazione intellettuale, contro gli schematismi, gli irrigidimenti dogmatici, le acquiescenze, i gruppi di potere, le omertà. In fondo, entrambi sono rimasti ai margini della storia ufficiale della psicoanalisi. Benefica e salutare fu l'influenza morale di Groddeck su Fromm e sugli altri suoi amici, oltre che sul geniale e tormentato Ferenczi, che tanto ha dato alla psicoanalisi.
Per Groddeck e per Fromm il contenuto psichico precede la parola. Groddeck afferma che la più profonda vita interiore è muta e che il linguaggio verbale che cerca di esprimerla mente, perché non gli è possibile rendere il movimento incessante dei vissuti in tutte le loro cangianti modalità. La parola può uccidere il pensiero (1923). Solo l'artista è il vero interprete dell'inconscio (1933). Il linguaggio verbale, per un verso, appare indispensabile alla comunicazione umana, allo scambio di opinioni e informazioni, allo sviluppo delle civiltà; per un altro verso, questo linguaggio rallenta lo sviluppo umano, perché "imbavaglia" il pensiero e frena l'azione che ne consegue. Quando si vuole
Il linguaggio verbale per Groddeck è menzognero perché l'Es si esprime coi simboli, i quali non sono inventati da qualcuno, ma esistono come patrimonio inalienabile dell'umanità. Tutti i pensieri e tutte le azioni coscienti sono conseguenze, risvolti esteriori, degli inconsci processi di simbolizzazione. L'intera vita umana è governata dai simboli (1923). La stessa distinzione tra "corpo" e "anima" esprime solo due funzioni, due modi di manifestarsi dell'Es, che è l'unica realtà sotto i fenomeni prodotti dalla creazione simbolica. L'uomo è vissuto da una coazione a simbolizzare, è un essere simbolizzante (1922).
"Yet this language has been forgotten by modern man. Il linguaggio simbolico ha una sua grammatica e una sua sintassi, con una logica diversa quella convenzionale, nella quale le categorie del tempo e dello spazio sono meno importanti di quelle dell'intensità e dell'associazione (Id.). e) Il linguaggio del corpo
In quanto medico, Groddeck parte dalla cura del corpo, nel quale via via scopre il linguaggio dell'Es; s'accorge che i simboli si incarnano e agiscono sul piano biochimico e fisiologico. Il linguaggio del corpo è linguaggio simbolico che parla attraverso il funzionamento degli organi, le sue alterazioni, le malattie con tutti i loro sintomi e le loro conseguenze sul piano del comportamento e della vita pratica. Groddeck vede i contenuti psichici tradursi in via mediata o in via immediata in aspetti del corpo e in accadimenti che lo riguardano (1917, 1923, 1926, 1932, 1933).
Sia Groddeck che Fromm apprezzano e ammirano l'animo femminile. Groddeck è sopratutto affascinato dalla gravidanza e dalla maternità; Fromm reputa la donna generalmente più capace di amare, perché più a contatto coi suoi sentimenti, che tende a dissociare dal suo intelletto meno di quanto faccia l'uomo, e perché è più pronta ad assumersi le responsabilità di un rapporto affettivo.
"I have found clinically that the fear of the
Secondo Fromm, bisogna vedere non solo gli aspetti positivi ma anche quelli negativi sia del principio matriarcale sia del principio patriarcale. Il primo non consente lo sviluppo completo dell'individuo, che resta fissato alla madre e infantile. Il secondo non favorisce l'amore e l'uguaglianza e premia l'obbedienza e la subordinazione. La sintesi dei due principi porta ad una visione integrata (1970), sia nei termini di una civiltà in cui pietà e giustizia non siano più in conflitto, sia nei termini di un individuo che diventi madre, padre e figlio di
Non risulta che Fromm abbia avuto con Groddeck un rapporto personale di supervisione psicoanalitica in senso tecnico, però partecipava alle riunioni di psicoanalisti che si tenevano a Baden Baden - negli ultimi anni di vita di Groddeck spettò a Frieda Fromm Reichmann il compito di organizzare questi incontri e di fungere da padrona di casa (Farber, 1966). Seguendo vie indirette, possiamo ragionare su un passo de "The Clinical Diary" di Ferenczi (1985), dove vengono citati Groddeck e Clara Thompson. Ferenczi afferma (7 gennaio) che la spontaneità e la sincerità del comportamento formano il clima più adatto alla situazione analitica, al contrario delle posizioni rigidamente teoriche. Si tratta di un principio psicoterapeutico largamente accettato dagli
"The essential factor in psychoanalytic therapy is
Inoltre, si può trovare un'eco dell'idea di Groddeck di risvegliare nel paziente le forze risanatrici inconscie (1923) nel principio psicoterapeutico frommiano di mobilitare le "emergency energies" (1968b, 1994), con l'importante precisazione però che, secondo Fromm, "one cannot ch'ange without an incredible effort".
L'influenza di Groddeck su Fromm non è stata di tipo teoretico, cioè Groddeck non ha trasmesso a Fromm nulla di veramente notevole in termini di sistema di pensiero, e questo spiegherebbe le scarse citazioni. L'osservazione che Groddeck non era un pensatore sistematico non sembra costituire il punto principale, che sta invece, secondo me, nel fatto che entrambi sono stati pensatori liberi e non conformisti. Ciò che si apprende da un pensatore non
"For over thirty-five years I have been a practising
Quel che Fromm sembra aver ricevuto da Groddeck è sopratutto un nutrimento spirituale, un insegnamento basato sull'esempio. Il riso di Groddeck era molto serio: una scuola del paradosso. Le poche parole che Fromm ha scritto su di lui sono di affetto, ammirazione e gratitudine.
Georg Groddeck (1866-1934) partecipò alla fase pionieristica della psicoanalisi e con la sua personalità originale e creativa influenzò le fondamenta stesse dell'edificio psicoanalitico. I suoi epistolari con Freud (1970) e con Ferenczi (1982) documentano quanto il suo pensiero sia stato di suggerimento e di sollecitazione nella formulazione delle prime e più ardite teorie psicoanalitiche. Operò sia come medico sia come romanziere e critico letterario e tutta la sua attività fu ispirata dalla fede nella forza dei simboli. Vide nelle malattie del corpo delle creazioni simboliche che cercava di curare non solo con la fisioterapia e la tecnica del massaggio che gli aveva insegnato il suo maestro Schweninger, ma anche con la psicoanalisi. Per questa introduzione della psicoterapia nella cura delle malattie organiche Groddeck venne considerato il "padre della medicina psicosomatica", un appellativo che egli non gradiva (Grotjahn, 1966), perché lo riteneva limitativo rispetto alla sua ampiezza di visione.
"Egli era, a mio parere, l'unico (analista tedesco)
Fromm dunque dichiara un'influenza di Groddeck su di lui, però scorrendo l'opera omnia edita da Rainer Funk troviamo solo due citazioni (1935, 1976); un'altra citazione di minore interesse si trova nel capitolo inedito di "To Have or to Be?" (1992, p. 14), dove Groddeck è ricordato solo per la sua tecnica del massaggio volta a liberare il corpo dalle tensioni. Per questo stesso motivo Fromm parla di Groddeck, associato al nome di Wlhelm Reich, in due momenti durante un seminario tenuto a Locarno nel 1974 (Fromm, 1994, p. 115 e p. 175).
"La sua influenza (di Groddeck) è stata sopratutto di
Questo dissidio di Ferenczi da Freud non si è risolto in una ribellione dichiarata o in una scissione, però ha aperto un filone alternativo nella psicoanalisi che si è espresso "in two directions: the British middle school and the American interpersonal-cultural school" (Bacciagaluppi, 1993).
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La relazione terapeutica non deve essere un'educata conversazione o una chiacchera da salotto, ma deve avere il carattere dell'immediatezza: L'analista non deve mai mentire, né cercare di compiacere o impressionare. Deve restare se stesso, il che significa che deve aver lavorato con se stesso.
GEORG W. GRODDECK
Per Groddeck l'inconscio non parla soltanto in sogno, si esprime anche per mezzo di un gesto, nel corrugarsi della fronte, nel battere del cuore. Ogni sintomo è un simbolo, un messaggio di un malessere più profondo che dovrebbe essere tradotto e portato alla coscienza. Mi ci sono voluti molti anni prima di arrivare a dire, scrivendo, tutto ciò che prendo sul serio.
Guai al mondo se la donna diventa sapiente... Solo la donna ci insegnò ad amare. La radice della vita affonda in lei. La donna è come l'albero che è tutt'uno con il frutto. L'amore della madre è principio e fine di ogni amore.
Il compito del medico non è di guarire il malato, ma di curarlo, di spianare la strada alla natura, affinché essa lo possa guarire. Ora, nella malattia succede proprio quel che capita alla pietra che cade in acqua: intorno ad essa si formano dei circoli che si estendono.
Il romanticismo, in particolare quello tedesco, offrì l'ambiente culturale adatto allo studio dei miti e dei simboli. Il vitalismo e la filosofia della natura favorirono l'idea dell'inconscio come radice e genesi di tutte le manifestazioni della vita universale (Ellenberger, 1970). Pensatori e filosofi come Friedrich Schlegel, Creuzer, Schelling, Carus, von Schubert e il poeta Novalis costruirono le premesse della psicologia romantica di Gustav Theodor Fechner, citato più volte da Freud (1895, 1905, 1915-17, 1920, 1922, 1924, 1925), e della valorizzazione dei simboli dell'arte e della mitologia antiche che consentì a Johann Jakob Bachofen (1815-87) una interpretazione originale della storia dell'umanità.
-- Il libro dell'Es: lettere di psicoanalisi a un'amica [1923], Adelphi, Milano, 1980 -- Lo scrutatore di anime, Bompiani, Milano, 1985 -- La natura guarisce, il medico cura. La scporta della psicosomatica, Celuc, Milano, 1986 -- Questione di donna, TEA, 1995 -- Satanarium, Il Saggiatore, Milano, 1996 -- Il teatro di Ibsen: tragedie e commedie, Guida, Napoli, 1985 -- Il pastore di Langewiesche, Studio Tesi, Pordenone, 1990 -- Sigmund Freud - Georg Groddeck, Carteggio Freud-Groddeck, Adelphi, Milano, 1979 -- Sandor Ferenczi - Georg Groddeck, Corrispondenza 1921-1933, Astrolabio, Roma, 1985.
BIBLIOGRAFIA ITALIANA
-- Martynkewics, Georg Groddeck una vita, Il Saggiatore, Milano, 2005 -- Carl M. Grossman - Sylvia Grossman, Groddeck: l'analista selvaggio, Tattilo, Roma, 1973 .
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