Siamo i figli di mezzo della storia, senza scopo ne posto. Non abbiamo la grande guerra ne la grande depressione. La nostra grande guerra è spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. da Fight Club
LA DEPRESSIONE
Spesso diciamo o sentiamo dire “Oggi mi sento depresso”. Niente paura: nella maggior parte dei casi usiamo questa espressione impropriamente, senza che vi sia alcunché di allarmante nella nostra psiche. Magari siamo solo contrariati, innervositi o anche frustrati: per esempio, per un diverbio avuto con un condòmino al quale non abbiamo saputo rispondere per le rime; o per la malacreanza ricevuta da un collega, ingiustamente e gratuitamente; o per un passeggero disaccordo con il partner. Ci pare che il mondo ci crolli addosso, e perciò ci diciamo depressi. Questo è dovuto al fatto che siamo spesso portati a estremizzare, ingigantire i fatti negativi in cui incorriamo e la loro importanza; si tratta di sia pur fastidiose e pesanti arrabbiature, di stati d’animo non felici, di cattivo umore, non certo di depressione.
Il più delle volte, infatti, e per fortuna, di questo si tratta: di semplici e transitori stati d’animo negativi, come la tristezza, l’avvilimento, la demoralizzazione; stati assolutamente più che normali (anche se innegabilmente fonti di sofferenza o comunque di disagio) e destinati ad affievolirsi e a scomparire nel giro di poche ore o giorni, con il superamento, la cessazione o il “passarci sopra”, della causa che li ha generati.
Ben diversa è la vera e propria sindrome depressiva: uno stato di sofferenza psichica in cui il sintomo dell’umore depresso predomina e si prolunga nel tempo: chi ne è attanagliato è costantemente abbattuto e rivela una totale perdita d’interesse per la propria persona e il proprio futuro, nonché l’assoluto disinteresse per quelle attività che prima davano scopo e colore alla sua vita. La sua personalità subisce delle variazioni che denotano chiaramente la devastazione subita: è sempre stanco e privo di energie, nè fa alcunché per un recupero delle forze vitali, praticamente “lasciandosi andare”; prova forti sentimenti di disistima verso se stesso e tende a deprezzare il proprio vissuto, traendo un bilancio fallimentare della propria vita, anche se in età ancora giovanile; avverte sensi di colpa esagerati o non giustificati da avvenimenti reali, attribuendo solo a se stesso il torto di un conflitto passato; è costantemente indeciso sul da farsi anche quotidiano, ha difficoltà di pensiero e di concentrazione; incorre spesso in pensieri di morte e di autoeliminazione, come unica via d’uscita da una sofferenza intollerabile.
La sindrome depressiva è spesso la conseguenza di un evento vissuto come una perdita (di qualcosa o di qualcuno): un lutto particolarmente doloroso, il tradimento del partner, la morte di un animale domestico, la perdita del lavoro; a volte persino la cessazione dell’attività lavorativa; tutte modificazioni traumatiche della propria vita sulle quali si sente di non poter esercitare alcun controllo, né opporvi rimedio.
Fortunatamente, non tutti coloro che subiscono una ferita morale di tale drammaticità, o avvertita come tale, finiscono con l’essere vittime di queste conseguenze dolorosamente invalidanti, riuscendo a trovare in se stessi, nella propria forza d’animo, la possibilità di reagire, elaborare positivamente il trauma subìto e superare il sia pur doloroso momento: è la forza dell’animo umano, che il più delle volte trova in se stesso e da sé il rimedio e l’antidoto per sopportare il dolore. Quando questo non avviene è il caso di rivolgersi ad un esperto che possa facilitare l'elaborazione del lutto.
La depressione è uno dei disturbi mentali più diffusi nella popolazione in generale (più nelle donne che negli uomini, rapporto di 2 a 1) presente in tutte le età, inclusi adoloscenti e bambini, ed è uno dei disturbi mentali a maggior rischio di suicidio. La parola depressione deriva dal latino depressio, che vuoi dire abbassamento. E infatti, tra pessimismo, tristezza, noia di vivere, stanchezza, insonnia, inappetenza, e chi più ne ha più ne metta, che la persona depressa ha la sensazione di scivolare sempre più in basso, come nelle sabbie mobili. Nei giovani è un disagio in aumento, spesso sentiamo dir loro: «Ho il magone... Mi sento giù... Vedo tutto nero...». Quante espressioni per dire la stessa cosa, cioè che la vita sembra aver cambiato colore ed è diventata tutta grigia. Certe volte questo stato di apatia malinconica dura per tutta la giornata e si va a letto con il cuore pesante, sperando che «domani andrà meglio». Sì, la depressione è qualcosa di molto più profondo. Gli specialisti di questo stato d'animo sono i poeti. «Spesso il male di vivere ho incontrato...» dice Montale. La depressione è quella nuvola cupa che avvolge tutta la vita: si perde il gusto delle cose, anche di quelle che ci piacevano di più, si piange per un nonnulla, si ha paura di tutto senza sapere il perché, ci si trova stupidi, incapaci e insignificanti. Si ha un unico desiderio: mettersi sotto le coperte, chiudere gli occhi e non sapere più niente. La depressione è una malattia vera e propria e va curata. Ci sono professionisti, psichiatri e psicoterapeuti, che si sono specializzati nella cura di questa malattia e che nei casi più gravi prescrivono dei farmaci.
Come riconoscerla? Una vera depressione si riconosce dalla durata. Si possono avere delle «micro-depressioni» che le assomigliano, ma che durano solo qualche giorno. Molti adolescenti si lamentano e si dichiarano depressi, ma meno del 10% di questi soffre di una vera depressione. Brevi periodi di depressione possono essere frequenti nell'adolescenza, ma non sono cose gravi, anche se sul momento sono dure da superare. Una delusione amorosa, ecco che fa disperare: nessuno pare vi amerà mai più, vi sembra di essere destinati alla solitudine per sempre. Un brutto voto quando invece avevate studiato, e subito arrivate a una sola conclusione: non sapete niente, non capite niente, non valete niente. Eppure, anche se sul momento siete realmente infelici, a poco a poco ritrovate il gusto delle cose: la vita continua e la speranza torna a fare capolino. Insomma, avete preso il magone e ve lo siete buttato dietro le spalle. La gioia di vivere è tornata! Certe volte però, senza una ragione precisa, l'umore nero continua, e allora è più difficile combatterlo. Ci sono ragazze che da bambine erano allegrissime e piene di vita, e poi sono diventate inspiegabilmente cupe. Niente panico, è normale! Diciamo subito che non è facile diventare adulti: il vostro corpo cambia, e non sempre come vorreste; vorreste essere indipendenti, ma nello stesso tempo avete bisogno dei vostri genitori e avete paura di deluderli. Senza contare che siete nell'età dei grandi sogni e che spesso c'è qualche buona ragione per sentirsi impotenti, piene di rabbia o di disperazione, quando credete di non essere all'altezza o di non essere capiti, all'improvviso vi sentite tristi, angosciati, sensibili in maniera esagerata. Questo però non vuol dire che stiate per cadere in depressione! Vuol dire soltanto che siete fragili, e che queste grandi trasformazioni non si compiono senza lacrime e senza dolore. Alla vostra età si cambia spesso umore, si passa dal buio più totale all'euforia (e viceversa). A ripetizione, ma non sono necessariamente gravi. Detto questo però, se avete l'impressione di scivolare a poco a poco in uno stato permanente di tristezza e apatia, bisogna chiamare in aiuto gli adulti. I vostri genitori (ma spesso è difficile), un amico più grande di voi o un medico con cui avete confidenza. Tanto vale farlo subito: non c'è nulla di cui vergognarsi. Non abbiate paura di passare per fissate. L' importante è fare qualcosa per uscirne: avete tante belle cose da vivere!
La depressione colpisce in Europa 60 milioni di individui. Non è solo un disturbo dell'umore, ma anche causa di dolori fisici che molto spesso sviano da una diagnosi precoce ed efficace
Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sono oltre 120 milioni (di cui 60 milioni in Europa) le persone che soffrono di depressione; in Italia si parla di cinque milioni (un milione ha una forma grave). Il male oscuro, cioè la depressione, rappresenterà nel 2020 la seconda causa di disabilità del pianeta; se si considera soltanto la popolazione tra i 15 e i 44 anni di entrambi i sessi, il primato già le spetta.
Un'indagine dell'Eurisko ha evidenziato che ad esserne maggiormente colpite sono le donne (68%), residenti nelle grandi città del Nord-est, con titolo di studio elementare e reddito basso. Ma questa è solo la punta di un iceberg che vede la depressione come fenomeno trasversale anche alle generazioni: ne soffre infatti, anche il 10% degli adolescenti.
La depressione è un disturbo dell'umore, che si manifesta quotidianamente, per almeno due settimane consecutive, di umore depresso, accompagnata da 4 o più sintomi collaterali, quali disturbi del sonno, scarso appetito, perdita di peso, difficoltà di concentrazione e di memoria, incapacità a provare piacere, irritabilità, tristezza. Possono verificarsi anche agitazione o rallentamento psicomotorio, pensieri di morte, fino all'ideazione del suicidio. E' questa la forma di depressione che impatta maggiormente sulla qualità della vita perché compromette le relazioni sociali e professionali.
Cause della depressione
Le teorie più recenti spiegano l'insorgere della depressione sulla base dell'interazione di alcuni fattori: eventi stressanti, vulnerabilità personale, scarse abilità sociali. Si ipotizza anche una predisposizione congenita legata al malfunzionamento dei neuroni che utilizzano i due principali neurotrasmettitori che regolano il tono dell'umore, la serotonina e la noradrenalina. Essi sono coinvolti nel controllo del tono dell'umore, dell'affettività, dell'attenzione, dell'ansia e di altre funzioni che risultano alterate nelle fasi depressive. Quindi alcune persone con predisposizione congenita (deficit di neurotrasmettitori o alterazioni ormonali) sono più vulnerabili di altre di fronte ad eventi negativi (lutti, divorzi, separazioni ecc.); la mancanza di abilità sociali dell'individuo nell'affrontare eventi stressanti determina la comparsa di disturbi dell'umore che possono essere più o meno seri. Conseguenze della depressione.
Si tratta di una malattia fortemente invalidante anche a livello sociale in quanto:
Compromette le capacità sociali e lavorative (si calcola che, una persona affetta da depressione, perda una ventina di giorni l'anno di lavoro a causa di questa patologia)
Aumenta il rischio di morte (la predisposizione al suicidio è particolarmente elevata specie tra i giovani)
Peggiora i tassi di mortalità dopo infarto miocardico
Peggiora gli esiti funzionali del diabete e di altre patologie
I sintomi
Si è sempre focalizzata l'attenzione sui sintomi emotivi o affettivi della depressione, poiché questi sono facilmente riconducibili allo stato depressivo. Ma, studi recenti, hanno rivelato che il 70% dei pazienti depressi presenta fin dall'inizio, anche sintomi fisici o fisici–dolorosi quali:
Disturbi gastrointestinali
Mal di testa
Dolori addominali
Mal di schiena
Mal di collo
Dolori alle articolazioni
Disturbi dell'alimentazione
Disturbi del sonno
Perdita d'energia
I sintomi fisici rappresentano molto spesso il motivo per cui il paziente si rivolge al medico e possono rendere più difficile la diagnosi di depressione. Uno studio internazionale effettuato su un campione di 1146 pazienti con depressione maggiore, mostra che il 69% di questi riportava solo sintomi fisici e che per questi si era rivolto a uno specialista.
Una patologia sottodiagnosticata
E' quasi sempre al medico di base che si rivolge il paziente; circa il 20% di chi si rivolge al medico di medicina generale riporta sintomi depressivi e il 6-8% dei pazienti ne è affetto realmente. Oltre il 50% dei casi di depressione però non è diagnosticata dal medico di base. Questo molto spesso avviene perché la sintomatologia dolorosa fisica viene affrontata come disturbo in sé e non come disturbo causato dalla depressione. Una recente indagine ha valutato che il tempo che intercorre tra l'inizio dei primi sintomi al primo consulto con il medico è di 12 mesi. Si tratta di un tempo molto lungo durante il quale la malattia si radicalizza. Se a ciò si aggiunge che il medico di base prima di diagnosticare la depressione ci mette una media di tre visite, si evidenzia come la malattia sia da un lato difficilmente diagnosticabile, dall'altro ancora altamente sottovalutata. Prima si interviene, prima si risolve il problema. E' quindi buona regola, quando si evidenziano dolori fisici e congiuntamente, un basso tono dell'umore, rivolgersi al proprio medico segnalandogli la possibilità di indagare nel campo della depressione.
La Depressione è un'insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, affettivi e somatici che nella loro totalità "interferiscono" in maniera negativa nella vita quotidiana di una persona. Infatti le persone depresse si sentono tristi, abbattute, incapaci di svolgere le mormali attività quotidiane e nell'impossibilità di ricevere aiuto. Inoltre il depresso tende a sentirsi apatico, ad avere un'insufficiente motivazione e a non provare piacere per niente, compreso quelle cose o attività che un tempo gli sembravano piacevoli. La depressione è sovente accompagnata da sintomi quali alterazioni del sonno o inappetenza.Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) prevede la categoria di "disturbi depressivi" della quale fanno parte il disturbo depressivo maggiore, il disturbo distimico, ed il disturbo dell'umore non altrimenti specificato (quest'ultimo serve a codificare quei disturbi con manifestazioni depressive che non rientrono nelle altre due categorie specifiche previste dal DSM-IV). EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE per la valutazione dell'episodio depressivo maggiore il clinico dovrà tenere presente che tutti i criteri (sia di inclusione che di esclusione) contrassegnati dalle lettere da A ad E devono essere contemporaneamente presenti.
A) Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere. Nota Non includere sintomi chiaramente dovuti ad una condizione medica generale, o deliri o allucinazioni incongrui all'umore.
1. umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti l'umore può essere irritabile
2. marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri)
3. significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini, considerare l'incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali
4. insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
5. agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato)
6. faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
7. sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato)
8. ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri)
9. pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l'ideazione di un piano specifico per commettere suicidio.
B) I sintomi non soddisfano i criteri per un Episodio Misto.
C) I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti.
D) I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un medicamento) o di una condizione medica generale (per es., ipotiroidismo).
E) I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto, cioè, dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono per più di 2 mesi, o sono caratterizzati da una compromissione funzionale marcata, autosvalutazione patologica, ideazione suicidaria, sintomi psicotici o rallentamento psicomotorio.
Bisogna stare attenti a non confondere disturbi depressivi con altri disturbi che possono presentare aspetti simili come ad esempio i disturbi bipolari dove sono presenti anche episodi maniacali o disturbi dell'umore dovuti al altre patologie mediche.Le cause della depressione sono diverse e si raggruppano in due filoni, uno biologico e l'altro psicologico. Tralasciamo quello biologico, che non è di competenza del sito, e soffermiamoci sulle cause psicologiche. Varie sono le teorie al riguardo. Una delle teorie psicologiche più significative è quella che correla la depressione agli eventi di vita stressanti (anche se la relazione non è elevata statisticamente). Recentemente la teoria in tal senso ha dato importanza anche ai cosidetti mediatori, ossia a quelle variabili (quali la personalità e la capacità di affrontare eventi stressanti) che sono capaci di modulare la risposta personale alle vicisittudini della propria vita. Infatti, solo ipotizzando mediatori di questo tipo si può spiegare perchè alcune persone rispondono allo stress con la depressione ed altre no. In tal senso fondamentale è anche il significato che attribuiamo agli eventi negativi. Infatti un determinato evento stressante può assumere significati diversi a seconda della persona che lo vive.Gli interventi psicologici sulla depressione, sono i più svariati e per questo rimando alla pagina apposita ed a quella sulle psicoterapie. «La depressione si configura come un singolare stato d'animo che costringe la persona in una condizione di prigionia emotiva e di allontanamento dal mondo. La "prigione" è data dall'individuo stesso, dal suo mondo interno che lo inghiottisce ogni giorno di più, dalle tenebre dentro le quali precipita accompagnato solo dalla spiacevole sensazione di non poter più fare ritorno. Non c'è nulla, ma proprio nulla, nella realtà esterna che possa sollecitare l'interesse del depresso, men che mai accendere un barlume di progettualità. Quando sentiamo parlare della cosiddetta "mancanza di interessi" che caratterizzerebbe le persone depresse, non facciamo altro che confrontarci con un banalissimo luogo comune, un buffo eufemismo che riesce a spostare l'attenzione solo sulla punta dell'iceberg. La depressione distrugge gli interessi della persona, li sgretola fino al punto di farli diventare finissima sabbia. E per quanti sforzi l'individuo compia, per quanto impegno possa metterci, per quanto aiuto possa ricevere, i suoi granitici interessi e le sue solide attività sono ora solo sabbia che sfugge tra le sue dita. Uno stato depressivo non lascia spazio alla forza d'animo, alle motivazioni, alla capacità di progettare. In questa cupa sensazione di disperato abbandono l'unico "desiderio" che è possibile avvertire è che l'incubo finisca il prima possibile. E per un buffo scherzo del destino è il depresso stesso a procrastinare sempre più il risveglio dall'incubo: dormendo quasi tutto il giorno — oppure aspettando con ansia di poterlo fare — la persona depressa si arrende supina alla letargia della sua vita. Eppure, sebbene possa sembrare paradossale, soprattutto quando sopraggiunge una depressione profonda è il caso di dire "non tutti i mali vengono per nuocere". Lo stato di grave prostrazione e l'abbattimento che si vengono così a creare, infatti, costringono gioco-forza l'individuo a confrontarsi con gli aspetti più oscuri, segreti e imprevedibili della sua personalità. Sprofondando fino negli abissi dell'anima, prima o poi giunge il momento in cui "si tocca il fondo". Gli elementi che permettono di comprendere di aver "toccato il fondo" variano da persona a persona, ma in genere è la consapevolezza di aver calpestato se stessi, di essersi lasciati risucchiare da una condizione di degrado personale e psicologico, a far si che il depresso si senta percorso da un brivido raggelante. E questo un breve ma preziosissimo momento, in cui una flebile luce rischiara per qualche istante il buio in cui si è immersi. Sono attimi da prendere al volo, in cui si deve decidere rapidamente se distendersi su quel fondale attendendo la morte dell'anima o, viceversa, se trasformare quello stesso fondale in una piattaforma di lancio da cui ripartire ed emergere. Soltanto chi avrà vissuto sulla propria pelle l'avventura spaventosa e affascinante di un viaggio nei sotterranei della propria anima potrà capire questo discorso, tutti gli altri dovranno accontentarsi di assistere increduli alle evoluzioni della psiche altrui. Un aspetto veramente interessante della depressione è dato dallo sfacciato contrasto tra la sterilità di giorni trascorsi come creature prigioniere della propria vita, e la grande fertilità del momento in cui si decide di ricominciare a vivere. In quel momento, infatti, l'individuo porta sulle proprie spalle un pesante carico: si tratta di tutte le esperienze psicologiche e delle riflessioni generate dalla depressione stessa. Che non sono una zavorra, ma un prezioso bagaglio che l'individuo potrà decidere di mettere a frutto. Da una depressione non si emerge mai come si era prima di sprofondarvi, la depressione è soprattutto metamorfosi e, spesso, arricchimento interiore. La sofferenza dell'anima e la depressione, che di essa costituisce uno dei più "illustri" rappresentanti, divengono spesso scintille da cui divampa un vero incendio creativo, o la volontà di occuparsi di rinnovati interessi.» A. Carotenuto, Il Fondamento della Personalità, Studi Bompiani, Milano 2000
Quadri clinici dei disturbi dell'umore
I disturbi dell'umore si manifestano sotto forma di quadri depressivi, maniacali o attraverso i cosiddetti stati misti. Ciascuna di queste forme morbose presenta peculiarità che riguardano il tono affettivo (umore), la psicomotricità, la cognitività e la funzionalità del sistema nervoso vegetativo.
Le manifestazioni depressive
• Umore: è orientato verso la tristezza ed il pessimismo, completamente “impermeabile” agli accadimenti esterni; viene persa la capacità di provare emozioni e di avvertire le sensazioni piacevoli (anedonia).
• Sintomi psicomotori: è tipica la mancanza di energie, la mimica è molto ridotta ed è volta a trasmettere sensazioni di tristezza e di dolore profondo (“facies depressiva”), il soggetto appare rallentato nei movimenti mentre il linguaggio è “scarno”, poco fluido.
• Sintomi cognitivi: sono tipiche le difficoltà di concentrazione, attenzione e memoria così come la visione negativa di sé, del mondo e del futuro, l'indecisione e le idee di morte. Nelle forme depressive con sintomi psicotici sono presenti anche tematiche deliranti il cui contenuto può essere “congruo” (colpa, rovina etc.) o “incongruo” (tematiche di persecuzione etc.) all'umore.
• Sintomi neurovegetativi: riduzione della libido, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), disturbi dell'appetito (anoressia o iperfagia), disturbi fisici (mal di testa, stitichezza etc.) sono manifestazioni tipiche dei quadri depressivi.
Le manifestazioni espansive (maniacali)
• Umore: è orientato all'euforia, alla disinibizione comportamentale, alla giocosità, all'ottimismo con sensazioni di estremo benessere; nelle forme più gravi di espansione dell'umore si possono avere manifestazioni di “beatitudine” di profonda “sintonia” ed “armonia” con la natura e con il resto dell'umanità; l'umore maniacale è tuttavia molto instabile per cui anche piccole frustrazioni possono scatenare reazioni, peraltro brevi e transitorie, di aggressività o di profonda tristezza con crisi di pianto.
• Sintomi psicomotori: le manifestazioni più caratteristiche sono l'iperattività, l'impulsività, la vivacità della mimica, l'accelerazione ideica (le idee si affollano nella mente a ritmo incessante per cui diventa difficile controllarne la concatenazione), la logorrea (il paziente parla continuamente ed è difficile interromperlo), la graforrea (il paziente può trascorre buona parte della giornata a scrivere lettere, proteste, denunce; lo scritto è ricco di sottolineature, punti esclamativi ed interrogativi, grossolani errori grammaticali).
• Sintomi cognitivi: ne fanno parte le idee di grandezza, d'ipervalutazione delle proprie caratteristiche fisiche, intellettuali, delle proprie disponibilità economiche etc.; nelle forme maniacali più gravi possono essere presenti deliri di grandezza che vertono su tematiche storiche, politiche, finanziarie, sessuali etc. (ad esempio, il paziente è convinto di avere origini nobili, vanta amicizie con personaggi famosi, dice di aver fondato un partito politico che sicuramente vincerà le prossime elezioni etc.).
• Sintomi neurovegetativi: sono manifestazioni tipiche dei quadri espansivi il ridotto bisogno di sonno, l'aumento dell'appetito, l'ipersessualità (e la promiscuità), l'innalzamento della soglia per il dolore, la ridotta sensibilità agli stimoli termici etc.
Gli Stati Misti
Con la definizione stato misto si indicano una serie di quadri clinici caratterizzati dalla presenza contemporanea (cioè nelle stesso paziente e nello stesso momento) di sintomi di entrambe le polarità, depressiva e maniacale (espansiva).
Secondo Kraepelin, al quale si deve la loro descrizione e l'inquadramento nell'ambito dei disturbi dell'umore, le alterazioni alla base della malattia maniaco-depressiva sono riconducibili a 3 coppie di sintomi fra loro in antitesi:
• umore (può essere depresso o espanso)
• psicomotricità (può essere inibita o accelerata)
• ideazione (può essere rallentata o accelerata)
Quando queste coppie di sintomi si modificano nella stessa direzione avremo quadri di depressione o di eccitamento (mania); se, invece, si verifica una modificazione non omogenea (cioè quando una di queste coppie si trova in una fase opposta rispetto alle altre due), avremo uno dei sei possibili sottotipi di stato misto:
1. mania con furore: all'accelerazione ideativa ed all'agitazione psicomotoria (componenti eccitative) si associa umore depresso ed irritabile (componente depressiva)
2. depressione agitata: all'umore depresso ed all'ideazione rallentata e cristallizzata su contenuti depressivi (componenti depressive) fa riscontro l'agitazione psicomotoria (componente eccitativa)
3. mania improduttiva: all'umore euforico ed all'aumentata eccitabilità con improvvise reazioni di aggressività (componenti eccitative) si associa un rallentamento dei processi ideativi per cui il soggetto può avere difficoltà anche nella semplice comprensione delle domande oppure nel formulare le risposte (componente depressiva)
4. stupore maniacale: l'umore euforico (componente eccitativa) coesiste con il rallentamento dei processi ideativi e motori (componenti depressive)
5. depressione con fuga delle idee: all'umore depresso e al rallentamento motorio (componenti depressive) si associa accelerazione dei processi ideativi (componente espansiva)
6. mania con inibizione motoria: all'umore euforico ed all'accelerazione ideica (componenti eccitative) fa riscontro l'inibizione motoria (componente depressiva)
Accanto alle forme “classiche”, precedentemente descritte, esistono anche forme di stato misto “psicotiche”, caratterizzate cioè dalla presenza di manifestazioni deliranti (deliri di persecuzione, di riferimento, ipocondriaci, mistici etc.) e/o di fenomeni allucinatori, più spesso uditivi o visivi. Esse rappresentano una porzione cospicua degli stati misti, talora evolvono verso forme deliranti a decorso cronico ponendo così problemi rilevanti di diagnosi differenziale con i disturbi dello spettro schizofrenico.
Il decorso dei disturbi dell'umore
La caratteristica principale della malattia maniaco-depressiva è rappresentata dal suo decorso che vede l'alternarsi, nel tempo, di episodi depressivi, espansivi o misti intervallati da periodi di remissione, completa o parziale.
Questo aspetto è di fondamentale importanza nella pianificazione degli interventi terapeutici che dovranno essere rivolti non solo e non tanto alla risoluzione dell'episodio acuto (depressivo, maniacale o misto) quanto, soprattutto, alla prevenzione delle ricadute mediante terapie psicofarmacolgiche a base di “stabilizzanti” l'umore (sali di litio e farmaci anticonvulsivanti dotati di documentate proprietà profilattiche sulle ricadute della malattia maniaco-depressiva).
Sulla base del loro decorso i disturbi dell'umore vengono distinti in disturbi unipolari e disturbi bipolari. I disturbi unipolari comprendono quelle forme nelle quali le manifestazioni cliniche sono rappresentate esclusivamente da episodi della stessa polarità.
Nell'ambito del disturbo bipolare distinguiamo il Tipo I, caratterizzato, nel tempo, dall'alternarsi di episodi depressivi ed episodi maniacali oppure misti ed il Tipo II, in cui gli episodi depressivi si alternano ad episodi espansivi a tonalità attenuata (ipomaniacali) oppure si associano ad un'instabilità dell'umore di grado variabile, causata da alterazioni temperamentali che si manifestano sotto forma d'ipomania breve (durata da poche ore a 2-3 giorni), di ciclotimia o d'ipertimia.
Le forme bipolari Tipo II
Nonostante le forme bipolari Tipo II rappresentino il fenotipo più comune nell'ambito dei disturbi dell'umore esse, tuttavia, sono state studiate scarsamente, spesso non sono diagnosticate correttamente e solitamente sono anche mal gestite sul piano terapeutico.
Una gran parte della mancata diagnosi di disturbo bipolare Tipo II è riconducibile alle difficoltà di riconoscimento delle fasi espansive attenuate, ipomaniacali.
L'identificazione dell'ipomania rappresenta un punto cruciale nella definizione del disturbo bipolare Tipo II, ma sfortunatamente questa è una condizione difficile da diagnosticare e ancor più lo diventa se si utilizzano i criteri proposti dai manuali diagnostici internazionali la cui rigida applicazione fa sì che restino escluse dalla diagnosi le forme più comuni d'ipomania.
Poiché nell'ipomania non si riscontrano manifestazioni psicotiche e grave agitazione psicomotoria, il disturbo si manifesta prevalentemente con modificazioni comportamentali, potendosi così porre problemi di diagnosi differenziale con i disturbi di personalità (in particolare con il “borderline”).
Nell'ipomania infatti, ad aspetti positivi quali l'aumento della disponibilità d'energia, la creatività e l'estroversione (“aspetto solare” o “sunny side” dell'ipomania), se ne possono affiancare degli altri, negativi, come l'impulsività, l'aggressività, l'instabilità geografica, lavorativa, sentimentale, la tendenza alla promiscuità sessuale e all'uso di sostanze stupefacenti (“lato oscuro” o “dark side” dell'ipomania); queste ultime manifestazioni possono erroneamente orientare verso una diagnosi di disturbo di personalità, con notevoli conseguenze sul piano sia dell'approccio terapeutico che prognostiche.
Un'altra importante questione è quella attinente all'ipomania che si manifesta a seguito di trattamenti con antidepressivi e stimolati in genere. Gli studi prospettici hanno riportato concordemente che la maggior parte degli adulti con episodi ipomaniacali indotti da farmaci, nel prosieguo degli anni, tendono a sviluppare episodi ipomaniacali o maniacali spontanei; l'ipomania causata da farmaci sembra dunque rappresentare una variante del “pattern” bipolare II (che alcuni autori hanno indicato con il termine di bipolare Tipo III).
La diagnosi d'ipomania e la depressione bipolare
La pratica psichiatrica corrente sembra essere guidata da una concezione “depressocentrica” dei disturbi dell'umore infatti, negli ultimi 50 anni, l'interesse dei ricercatori, dei clinici e del pubblico si è centrato principalmente sulla diagnosi e sulla cura delle forme depressive mentre minore attenzione è stata dedicata all'individuazione ed al trattamento delle fasi espansive della malattia maniaco-depressiva.
Questa situazione potrebbe dipendere, almeno in parte, dalla grande disponibilità di farmaci antidepressivi efficaci, sicuri e maneggevoli, ma anche da fattori di ordine culturale che contribuiscono all'ipervalutazione della sintomatologia depressiva ed alla sottovalutazione di quella espansiva: ottimismo, dinamismo, iperattività, aumento dell'autostima, grandi energie lavorative ed estroversione sono considerate caratteristiche positive e “sane” mentre pessimismo, insicurezza, lentezza, scarsa fiducia nei propri mezzi, indecisione ed introversione sono giudicate negativamente ed identificate più facilmente come “patologiche”.
In considerazione del fatto che l'ipomania, per le sue stesse caratteristiche cliniche improntate a sensazioni di benessere, creatività, energia, ottimismo etc. conduce a richiedere un trattamento solo eccezionalmente, ne consegue che i pazienti con disturbo bipolare tipo II si rivolgono allo specialista psichiatra per altri problemi quali disturbi d'ansia (attacchi di panico), bulimia nervosa, abuso di alcol e sostanze o disturbi del controllo degli impulsi (gioco d'azzardo patologico) e, ultimi, ma non ultimi, per la comparsa di episodi depressivi (da diagnosticare correttamente come quadri di depressione bipolare in quanto s'inquadrano in una storia clinica caratterizzata anche dalla presenza di oscillazioni dell'umore opposte rispetto alla depressione).
L'individuazione degli episodi ipomaniacali dovrà essere quindi centrata su una ricerca retrospettiva molto attenta che dovrà tener conto del fatto che il paziente spesso non ha alcuna consapevolezza che quelli erano episodi di malattia: raramente, infatti, egli riconduce al disturbo dell'umore comportamenti e manifestazioni eccitative che interpreta piuttosto come segni di benessere.
Per un corretto inquadramento diagnostico saranno dunque necessari, oltre che l'abilità del clinico, l'apporto fornito dai familiari del paziente e da eventuali osservatori esterni che potranno fornire indicazioni (“indirette”) di grande utilità per formulare la diagnosi.
E' evidente che una diagnosi corretta di disturbo bipolare (e di depressione bipolare) sarà cruciale per le implicazioni terapeutiche che ne scaturiranno; si dovrà infatti dare la preferenza alle terapie stabilizzanti l'umore mentre, per quanto riguarda gli antidepressivi, dovranno essere impiegati con estrema cautela per il rischio, insito nel loro uso, di viraggi espansivi (maniacali) e di accelerazione dei cicli con conseguente peggioramento del decorso della malattia maniaco-depressiva stessa.
La depressione post-partum.
Dopo la nascita di un bambino può capitare che la donna non si senta così felice come pensava di essere. Al contrario, può sentirsi triste senza motivo, irritabile, incline al pianto, “inadeguata” nei confronti dei nuovi ed impegnativi compiti che la attendono. Nella maggior parte dei casi questo stato d’animo e del tutto fisiologico e passeggero, nel giro di pochi giorni, questi sentimenti negativi passano e la donna può godere appieno della vicinanza del suo piccolo. Si parla in questi casi di “baby blues”, uno stato depressivo temporaneo e senza nessuna conseguenza. Si stima che circa il 70%-80% delle donne soffra di questo disturbo.
Ben più seria, e sicuramente da affrontare con l’aiuto di uno specialista, è la “depressione post-partum”, che colpisce circa il 10% delle donne che hanno avuto da poco un bambino. La depressione post parto può verificarsi indipendentemente dall’ordine di nascita del bambino: non è detto che una madre che non ne abbia sofferto in seguito alla nascita del primo figlio non possa soffrirne dopo la nascita di altri figli.
Nessuno sa dire con certezza che cosa provochi la depressione post parto. Certamente si possono identificare una serie di cambiamenti che avvengono dopo il parto e che possono portare ad uno stato depressivo.
A) Cambiamenti a livello fisico
- Il livello di ormoni quali l’estrogeno e il progesterone cade drammaticamente nelle ore successive al parto.
- Può essere presente una spossatezza dovuta al travaglio e al parto o alla necessità di riprendersi da un intervento chirurgico in caso di taglio cesareo.
B) Aspetti emotivi che possono influire sull’autostima della donna e sulla sua capacità di affrontare lo stress del puerperio
- Sensazione di inadeguatezza.
- Percezione di uno scarso sostegno da parte del partner.
- Aver vissuto di recente eventi stressanti importanti.
C) Credenze rispetto all’essere madre
- “La maternità è una questione di istinto”. Non è facile gestire un neonato. Alcuni aspetti della cura di un neonato vanno appresi, così come qualsiasi altra abilità nella vita.
- “Mio figlio sarà perfetto”. Non sempre (o quasi mai) i bambini sono così come ce li siamo immaginati. A cominciare dall’aspetto fisico, per non parlare dei ritmi sonno-veglia, dell’alimentazione, etc.
- “Sarò una madre perfetta”. Una donna può pensare di non essere all’altezza del suo compito, di essere inetta se non riesce a fare “tutto e bene”.
Sintomi della Depressione Post Partum
I principali disturbi psicologici che si possono manifestare nel periodo del post parto sono:
o - Sentirsi quasi sempre irrequiete o irritabili;
o - Sentirsi tristi, depresse o avere molta voglia di piangere;
o - Non avere energie;
o - Mal di testa, dolori addominali, tachicardia, difficoltà a respirare;
o - Insonnia;
o - Inappetenza e perdita di peso;
o - Mangiare in maniera eccessiva e soprappeso;
o - Difficoltà di concentrazione e di memoria, difficoltà nel prendere le decisioni;
o - Preoccupazione costante nei confronti del bambino (in assenza di problemi oggettivi);
o - Disinteresse nei confronti del bambino;
o - Sentimenti di colpa e di disistima;
o - Timore di poter fare del male al bambino o a sé stesse;
o - Perdita di interesse o piacere in ciò che si fa
o - Stati confusionali ad insorgenza precoce
o - Disturbi post traumatici da stress (vedi sezione)
o - Disturbi della relazione madre-bambino
o - Disturbi d'ansia (Disturbo da attachi di panico, Disturbo Ossessivo Compulsivo vedi sezione)
o - Disturbi dell'umore (Baby blues, Depressione post-partum)
o - Psicosi puerperali.
Cosa può fare una donna che sta sperimentando questi sintomi?
Innanzitutto se lo stato depressivo è serio e interferisce con lo svolgimento delle nostre attività quotidiane non esitiamo a rivolgerci ad uno specialista. Potrebbe essere anche necessario assumere dei farmaci per un periodo. E’ importante affrontare seriamente la depressione post parto perché può avere delle conseguenze a lungo termine sulla vita della donna che la sta sperimentando e su quelle della sua famiglia, soprattutto del neonato.
Se invece stiamo sperimentando alcuni dei sintomi su elencati ma essi non interferiscono pesantemente con la nostra vita quotidiana ecco cosa possiamo fare per evitare che il nostro stato depressivo si aggravi e per ritrovare il benessere perduto:
- Cerchiamo qualcuno con cui poter parlare di come ci sentiamo. Parlare con altre mamme e sentire che non siamo sole può aiutarci a vivere il nostro stato d’animo in maniera diversa;
- Prendiamoci del tempo per stare con il nostro partner e parlare di quanto sia cambiata la nostra vita. Esprimiamo sinceramente i nostri sentimenti e le nostre preoccupazioni;
- Lasciamo che amici e parenti ci diano una mano nella gestione della casa e del bambino. Facciamoci aiutare nelle faccende domestiche e deleghiamo anche qualche pasto notturno al papà (se si allatta al seno si può sempre tirare il latte con un tiralatte e conservarlo in frigo o in freezer, al momento opportuno il papà potrà offrirlo al piccolo con il biberon);
- Prendiamoci del tempo per noi stesse, anche solo 15 minuti al giorno. Possiamo leggere, dedicarci a creare qualcosa, fare un bagno, meditare, insomma dedicarci a qualcosa che ci dia piacere e ci rilassi;
- Cerchiamo di riposare. Approfittiamo dei momenti in cui il piccolo dorme;
- Facciamo attività fisica. E’ sufficiente fare qualche giro intorno all’isolato: l’aumento del metabolismo e il fatto di "aver preso aria", arrecherà un immediato benessere psicofisico;
- Rilassiamoci. Respiriamo profondamente e facciamo ricorso ad immagini rilassanti, per ritrovare uno stato di calma e serenità;
- Nutriamoci bene, prediligendo, frutta, cereali e verdura. Limitiamo l’uso di caffeina, alcol e zuccheri;
- Teniamo un diario. Scrivere dei nostri sentimenti ed emozioni può essere un modo per “scaricarci”. Appena ci sentiremo meglio potremmo rileggere il diario e notare i progressi fatti;
- Accontentiamoci di portare a termine anche una sola cosa in una giornata. Ci saranno giorni in cui non saremo riusciti a concludere niente: accade a molti neo-genitori;
- Ricordiamoci che è normale sentirci sopraffatte dai tanti nuovi impegni. Ci vuole del tempo per adattarsi ai cambiamenti che un figlio comporta;
- Soprattutto, cerchiamo di mantenere il legame con nostro figlio. Non è facile quando si è depresse, ma è fondamentale per un neonato poter mantenere un legame con la propria madre per un’adeguata crescita fisica ed emotiva.
Ecco cosa possiamo fare praticamente per mantenere questo legame:
1) Allattiamo spesso (ogni 2-3 ore), appartandoci in un posto tranquillo in cui sappiamo che non saremo disturbate. Rilassiamoci, cerchiamo di godere del contatto con il bambino, guardandolo negli occhi. Lo stesso vale se il nostro bambino non è allattato al seno, ma con il biberon, lasciando però trascorrere il tempo necessario tra una poppata e l’altra.
2) Facciamo in modo che il bambino possa riposare in un luogo tranquillo e approfittiamone per riposare anche noi insieme a lui. Il riposo è fondamentale per entrambi.
3) Prendiamo spesso in braccio il bambino e parliamogli dolcemente. Cambiamogli spesso il pannolino, facciamo in modo che non senta troppo caldo o troppo freddo.
4) Coinvolgiamo il partner, parenti e amici nella cura del bambino.
5) Se abbiamo già un bambino, ricordiamoci che potrebbe soffrire per la quantità di attenzioni prestate al nuovo arrivato. Prendiamoci del tempo per stare con ognuno dei bambini e dimostriamo ad entrambi il nostro affetto. Incoraggiamo il bambino più grande a prendersi cura o a giocare con il neonato.
5) Non rintaniamoci in casa: uscire con il nostro bambino farà bene ad entrambi.
6) Se ci sentiamo sole, stanche, frustrate o arrabbiate, lasciamo pure il bambino a qualcuno di cui ci fidiamo e prendiamoci del tempo per noi stesse. Non sentiamoci in colpa per questo. Solo se saremo serene potremo trasmettere benessere e serenità ai nostri figli: quindi facciamo del nostro meglio per farci del bene.
E' importante ricordare che:
1. La depressione post-partum ha un'elevata prevalenza (10- 20% delle madri).
2. Nella maggior parte dei casi gli episodi depressivi hanno una durata non trascurabile (3 - 9/10 mesi)
3. La depressione post-partum trascurata o sottovalutata può avere effetti negativi su tutta la famiglia, condizionando il corretto sviluppo di una buona relazione madre-bambino.
4. I sintomi della depressione post-partum sono spesso tenuti nascosti, per motivi di vergogna e disistima.
5. Riconoscere i sintomi e poterne parlare liberamente con personale preparato, coinvolgendo anche i familiari più vicini, è il primo passo per la risoluzione del problema nella maggior parte dei casi.
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