Yoga |
Se visiti questo sito sei gentilmente pregato di lasciare un pensiero cliccando nel link qui a lato "Lascia un pensiero" , grazie.
"... Poi, come fosse arrivato il momento di dirmi una cosa che poteva davvero aiutarmi, aggiunse: «Il vero guru è quello che sta dentro di te, qui», e mi puntò uno dei suoi diti ossuti contro il petto. «Tutto è qui. Non cercare fuori da te. Tutto quello che potrai trovare fuori è per sua natura mutevole, impermanente. Ti puoi illudere di trovare stabilità nella ricchezza, poi quella finisce. Puoi pensare di trovarla nell'amore di una persona, che poi se ne va. O nel potere, che facilmente cambia mano. Puoi affidare la tua vita a un guru e quello muore. No, niente di ciò che è fuori ti appagherà mai. La sola stabilità che può aiutarti davvero è quella interiore. E i guru che si rendono indispensabili servono il proprio Io e non la ricerca dei loro discepoli.»" Tiziano Terzani
È l'antica disciplina indiana dell'unione del corpo e dell'anima tramite la quale si raggiunge la concentrazione e il rilassamento psicofisico. Attraverso la respirazione ed esercizi fisici favorisce la presa di coscienza del corpo, si imparano ad ascoltare e seguire i suoni interni del corpo, il battito cardiaco e il respiro e combatte l'ansia. E' benefico per i muscoli, ma anche per lo spirito, insegna a mantenere le corrette posture corporee, ma anche ad esplorare il proprio animo, più che una ginnastica o una filosofia, è un modo di vivere.
Fino al 1968 lo yoga era pressoché sconosciuto: in quel periodo fu il fascino dell'India a far conoscere all'Occidente (e i Beatles fecero tanto per questa causa) una nuova spiritualità e con essa lo yoga. Da allora il numero di praticanti cresce continuamente; in Italia si è diffuso anche tra gli uomini, all'inizio restii a praticare una disciplina all'apparenza poco razionale. Oggi le proporzioni tra i praticanti maschi e femmine sono praticamente alla pari ed è cambiata la visione che si ha dello yoga, anche se ancora in tanti si avvicinano a questa attività fisica con idee distorte e distanti dalla sua essenza. Nella pratica ognuno è in grado di scoprirla: se si fa correttamente, già dalla prima volta si "sente" che il movimento non si svolge solo a livello fisico; la consapevolezza del proprio respiro, che si raggiunge attraverso le tecniche che vengono insegnate, permette di passare dai movimenti meccanici alla naturalezza del gesto, che procura una miglior stabilità nervosa, indice di equilibrio psico-fisico, e permette di distaccarsi dalla routine quotidiana. Il nostro patrimonio di conoscenze ha le sue radici nella stessa cultura indoeuropea (il sanscrito è la lingua da cui origina anche la nostra), ma a un certo punto della storia l'uomo occidentale pare si sia affannato solo a fare e a disfare per poi rifare e ridisfare, in un circolo vizioso in cui la tecnica del fare si è evoluta a tal punto che ha preso il sopravvento sullo spirito umano, sui suoi valori esistenziali e sociali più veri. Mentre l'orientale si è "fermato" a meditare sul senso dell'esistenza, sulle sue origini e sui suoi fini prediligendo la via dell'introspezione, facendo di una vita parca e morigerata un valore, l’occidentale si è preoccupato di produrre ricchezze materiali a non finire (...ma finiranno!) per dare libero sfogo alla sua voglia di poter consumare per poi ritrovarsi costretto a consumare per poter produrre (è la regola del Mercato capitalista), in un vortice irrefrenabile di dissolutezza, smodato nel suo tentativo di cercare di soddisfare tutti i suoi desideri e subito (dimenticandosi che è nella rinuncia e nell’abnegazione che si consolidano le virtù umane) perdendo così di vista i valori indispensabili, quelli più elementari e naturali, primo tra tutti il rispetto del bene pubblico (che è proprio la Natura) che invece è continuamente saccheggiato dall'interesse privato. Ma al di là delle considerazioni morali, in pratica, la nostra cultura occidentale si è fondata sullo studio del "funzionamento" dell'uomo: partendo dai primi studi di Aristotele (la scienza in Occidente nasce con lui), vediamo come per tentare di comprendere la vita, l'esistenza, si è sezionato il corpo dell’uomo morto. La mappa anatomica della "macchina" uomo, che la scienza moderna, con Cartesio, ha ridotto proprio ad uno studio di idraulica pura, costituisce la base da cui è partita la nostra medicina di oggi e a mio avviso è in questi presupposti che troviamo già iscritto il "tramonto dell'Occidente", il suo declino. Nel lontano Oriente era fuorviante e del tutto impensabile costruire l'anatomia dell'uomo su basi materiali, perché nella ricerca dei perché della vita si trattava di considerare l'energia vitale (il prana), il principio da cui originava la nostra esistenza, non sul come funzionava la materia, il contenitore. Noi in Occidente abbiamo concentrato la nostra attenzione sempre più sul contenitore che sul contenuto (a tal proposito si veda la cerimonia del té e il diverso concetto di vuoto che esprimono le due differenti culture). Per questo noi abbiamo fatto passi da gigante nella tecnica al punto che, come ritiene Umberto Galimberti (v. "Psiche e Techne"), oramai da questa ne siamo completamente posseduti. Dall'Oriente, dunque, ci viene tutto ciò che è ricerca spirituale, ricerca di equilibrio, del Centro, meditazione, proprio perché in quella cultura si è ricercato su piani diversi le ragioni dell'esistere.
Un po' di storia
Bisogna andare indietro sino ai tempi più remoti per ricercare le origini dello Yoga. Già attorno al 3000 a. C. una civiltà assai avanzata dal punto di vista urbanistico e organizzativo risiedeva nella valle dell'Indo. Sono stati rinvenuti resti dei due principali centri, Mohenjo-Daro e Harappa, insieme con amuleti, sigilli e tavolette che rappresentavano posizioni di yoga come l'aratro e il loto. In seguito, nel periodo tra il 2000 e il 1000 a.C., popolazioni nomadi, provenienti da regioni come la Turchia e l'Asia centrale (l'archeologia non ha ancora sciolto questo dubbio), si sono insediate in questi accoglienti luoghi della valle dell'Indo, fondendosi con le popolazioni già residenti. Questo mitico popolo si definì col nome 'Aria' (in sanscrito àrya, "persona rispettabile"). Fu un popolo nobile, di razza bianca e lingua indoeuropea alla quale si possono ricollegare anche le nostre origini attraverso madri lingue come il greco e il latino, in evidenti affinità col sanscrito, la lingua sacra indiana. Popolo di cacciatori e pastori avevano, come elemento sacro, il fuoco e, già molto evoluti, praticavano culti per varie divinità. Costituiti su base patriarcale, la loro organizzazione sociale si articolava in tre funzioni fondamentali: i sacerdoti (bràhmana), i guerrieri (ksatriya), gli agricoltori- allevatori (varava). Queste tre funzioni, che improntavano tre modi radicalmente diversi di vita e di costumi, le ritroviamo riflesse nell'organizzazione gerarchica del pantheon degli dei ario-indiani. Considerandosi un popolo elevato, introdussero l'usanza delle caste per distinguersi nettamente da popolazioni che consideravano inferiori e di cui si servivano per la manodopera. Attorno all'anno 1000 a. C. (o forse prima, le datazioni sono molto incerte) vennero elaborate una serie di opere, i Veda, dove veniva esplicata la visione che questi popoli avevano dell'universo. I Veda, paragonabili al nostro Antico Testamento, sono opere spirituali dettate direttamente dal Bramha. Fino a questo periodo si deve tenere presente che la trasmissione di qualsiasi conoscenza avveniva per via orale; il maestro impartiva i propri insegnamenti all'allievo solo attraverso la parola, considerata come una vibrazione che penetra nel discepolo non soltanto con un significato discorsivo, ma soprattutto con una valenza energetica. L'Induismo, religione ufficiale indiana, lo possiamo far risalire all'epoca attorno all' 800 a.C. Nello studio delle conoscenze 'indù' riscontriamo una differenza radicale con le opere dei Veda, poiché prevalgono concezioni mistico-religiose e magiche non presenti nella precedente cultura indiana. Il passaggio dal mondo dei Veda a quello dell'Induismo è il risultato di un totale mutamento dell'orizzonte spirituale indiano, con testi come i Brahmana e gli Aranyaka. In questo periodo abbiamo i primi accenni scritti sullo Yoga attraverso opere come il Mahabharata, che contiene la Bhagavad Gita, e in seguito gli Yoga Sutra (Sutra significa aforisma) di Patanjali, nei quali suddivide lo Yoga integrale in cammini differenziati.
Per ciò che l'Oriente ci tramanda da più di cinquemila anni, l'anatomia dell'uomo è composta da canali di energia (le Nadi per gli indiani e i Meridiani per i cinesi) che non sono certo visibili nel cadavere, anche perché una volta che l'uomo è morto, l'energia non può certo più fluire. Molto evidenti, quindi, le divergenze culturali, che se non comprendiamo rischiano di farci equivocare anche le "pratiche" che provengono dal lontano Oriente. Il forte contrasto di queste due culture oggi più che mai risulta evidente, anche se in Oriente vi è un grande inquinamento del modello Capitalistico Occidentale, comunque possiamo ritrovare ancor'oggi intatte in alcuni luoghi le basi di questa cultura antica, ne è testimone un personaggio moderno che ha riportato in un suo libro di grande successo, uscito alcuni anni fa, queste due spinte opposte (Tiziano Terzani: "Un altro giro di giostra"). Nel libro testimonianza, raccontando i suoi ultimi anni di vita, descrive il suo vissuto che oscilla tra i concetti acquisiti nella nostra cultura e quelli appresi nella cultura asiatica in molti anni di frequentazione (come inviato di alcuni noti quotidiani occidentali). In Occidente la scienza che con la sua ricerca ritengo si sia avvicinata maggiormente alle intuizioni delle antiche culture (antiche più di cinquemila anni) orientali, è la fisica di Einstein che solo all'inizio del Novecento, pare aver trovato l'energia nella materia. Proviamo a fare un confronto tra la concezione orientale dell'uomo e quella occidentale abbozzando una breve e semplice comparazione:
Gli orientali, dunque, partono dal corpo per elevarsi, mentre gli occidentali nel corpo pare proprio che in questi ultimi tempi si siano impantanati. Gli orientali praticano la filosofia mentre gli occidentali ne fanno teorie astratte che poi non praticano (predicano bene e razzolano male". Schopenhauer, ad esempio, che è uno dei massimi filosofi moderni che più si è avvicinato alla filosofia orientale, nella sua vita era distante anni luce da ciò che teorizzava.
Vorrei allora accennare brevemente al concetto base che bisogna conoscere per avvicinarsi allo Yoga:
il Pranayama
Tutto quel che si muove nel nostro universo manifesta prana, grazie a ciò il vento soffia, l'aereo decolla, la terra trema il filosofo pensa. Il prana è universale. Tutto ciò che esiste visibile ed invisibile è un vortice di prana. Ma che cos'è questo prana? E' energia intelligente, più sottile di quella atomica, che costituisce la vita. Nelle scritture Indù il prana viene descritto come un insiema di scintille di energia intelligente. Paramahansa Yogananda, grande maestro indiano che visse in occidente per oltre trent' anni tradusse il prana con il termine "lifetrons" (vitatroni). Nella loro essenza i lifetrons sono i pensieri condensati di Dio, il principio vitale del cosmo fisico. Nel mondo fisico vi sono due tipi di prana: l'energia cosmica vibratoria onnipresente nell'universo, l'energia che sostiene e pervade il corpo umano. Prana è la somma di tutte le energie contenute nell'universo. Per gli yogi l'universo è costituito di Akasa, l'etere cosmico e di Prana, l'energia vitale. Tutte le forme della materia nascono quando Prana agisce su Akasa. In sostanza questo concetto corrisponde a quello della fisica nucleare, che considera qualsiasi materia come energia "arrangiata" in maniera diversa. Il magnetismo, l'elettricità e la forza di gravità sono manifestazioni diverse di energia. Ci si può chiedere perché il termine Prana invece di Energia. Per gli occidentali il termine energia esprime un concetto meno vasto e troppo materialistico rispetto al pensiero degli orientali. Per gli yogi il prana è presente nell'aria, nonostante ciò esso non è né ossigeno, né azoto, né alcun altro componente chimico presente nell'atmosfera; il prana esiste nel cibo, nell'acqua, nella luce del sole, è immateriale ma presente in ogni manifestazione divina. Gli yogi sostengono che il prana può essere immagazzinato e accumulato nel sistema nervoso, che attraverso la pratica dello yoga è possibile dirigere a volontà questa corrente di prana mediante il pensiero, perché anch'esso è prana.
Controllo cosciente del prana.
La scienza del controllo del prana si chiama appunto "Pranayama" (ayama: controllare - padroneggiare). Tutti gli esercizi yoga, non solo le tecniche respiratorie mirano a questo obiettivo: controllare il Prana. Gli asanas**, per esempio, assicurano automaticamente l'equilibrio pranico, senza che il praticante se ne debba preoccupare ma appena la tecnica delle posizioni è acquisita, se si vuole progredire, occorre superare lo stadio dell'esecuzione puramente meccanica e materiale degli asanas per passare a quello del pranayama. Il respiro è il primo e più fondamentale mezzo attraverso cui avvengono lo scambio e la comunicazione tra l'essere umano e l'ambiente che lo circonda: da questo punto di vista inspirazione ed espirazione corrispondono a due facoltà essenziali, la prima alla capacità di ricevere e di accogliere, la seconda a quella di abbandonare, di lasciar andare, di distaccarsi. La funzione respiratoria si trova esattamente al confine tra il mondo cosciente, dominato dalla volontà individuale, e il mondo inconscio, dominato dall'istinto: essendo sotto il controllo di entrambi, rappresenta un terreno privilegiato per ripristinare il dialogo tra queste due dimensioni, quasi sempre scollegate e in conflitto tra loro. Infine, il respiro è strettamente collegato a tutte le funzioni vitali fondamentali, è la cadenza che ritma la danza della vita in noi: la sua ampiezza e la sua frequenza influenzano profondamente il sistema nervoso centrale e soprattutto quello autonomo, il sistema endocrino, la circolazione e il metabolismo cellulare. Non è quindi un caso che nello yoga il respiro abbia un valore centrale e sia considerato il principale strumento attraverso cui realizzare il pranayama, ovvero la disciplina, il controllo (a-yama, parola collegata alla terminologia sanscrita utilizzata per indicare la domatura dei cavalli selvaggi) dell'energia vitale (prana). Nei corsi sono proposte numerose tecniche di conduzione del prana: le pratiche respiratorie, che permettono di accogliere e mettere in circolazione l'energia vitale, oltre che di indurre uno stato di calma concentrata e di accrescere la consapevolezza del respiro con tutte le sue valenze, sono integrate da bandha (legature, contrazioni) e mudra (gesti accompagnati da specifici percorsi mentali guidati dal respiro), finalizzati al controllo e alla guida del prana all'interno dell'organismo.
Spingendosi su un altro livello, che potremmo definire di ricerca spirituale, il pranayama potrà essere utilizzato per accedere alla consapevolezza che il respiro che ci abita non è che una manifestazione del Soffio Vitale che permea tutto l'universo: l'inspirazione diventerà, anzichè una forma di appropriazione, un'occasione per accogliere in sé questo Soffio e farsene veicolo, così come l'espirazione sarà un momento di abbandono di tutte le resistenze egocentriche, per aprirsi a una dimensione che trascende quella individuale. L'attitudine del praticante non sarà più espressa dalla frase "io respiro", ma, più correttamente, dalla frase "Ciò respira in me". Mentre siamo occupati ad inseguire ciò che ci attrae, a fuggire ciò che ci spaventa, a soddisfare le aspettative che gli altri hanno nei nostri confronti, a corrispondere all'immagine che abbiamo o vorremmo avere di noi stessi, raramente ci accorgiamo che tutte le frustrazioni e le contrarietà che sono create da queste attività, lasciano tracce nel nostro corpo, sotto forma di tensioni, contrazioni muscolari inconsce, disfunzioni di vario tipo. Purtroppo ne prendiamo coscienza solo nel momento in cui queste disfunzioni si cronicizzano e si accumulano al punto da diventare dolorose. E' chiaro che il modo migliore per liberarsi di queste tensioni sarebbe quello di evitare che si creino, il che potrebbe essere ottenuto solo cessando di identificarsi totalmente con ciò che si possiede, con la propria immagine, con il proprio ruolo sociale, lavorativo e famigliare, con le proprie idee, con la propria nazionalità, con la propria religione, con la squadra di calcio per cui si tifa, eccetera. Ciascuna di queste identificazioni, infatti, ci porta a interpretare ogni vera o presunta aggressione nei confronti del suo oggetto come se fosse rivolta al nostro preziosissimo io, e a difenderci irrazionalmente, contraendoci. Maggiore è il numero di simboli con cui ci identifichiamo, maggiore è il numero di attacchi cui siamo esposti e che inevitabilmente subiamo. La liberazione dalle identificazioni proposta dallo yoga richiederebbe ovviamente una profonda messa in discussione di sé. Anche chi, legittimamente, non è disponibile a questo, potrà comunque beneficiare delle tecniche di rilassamento specifiche che lo yoga mette a disposizione, e che permettono di rilasciare le tensioni e le contrazioni parassite, distaccandosi contemporaneamente dalle contrarietà che le hanno create, almeno per un tempo sufficiente a ristabilire un certo equilibrio. Nelle pratiche di rilassamento profondo dello yoga, il livello di contrazione dei muscoli viene abbassato anche sotto quella soglia minima che è normalmente conservata quando la muscolatura è a riposo. Se il rilassamento viene protratto a lungo, si crea una vera e propria sconnessione tra il sistema nervoso centrale e l'apparato muscolare, in modo che quest'ultimo si trova libero da tutte le interferenze dei livelli superiori della coscienza. Lo stato di rilassamento si trasmette anche ai vasi sanguigni e agli organi interni, le funzioni fisiologiche si regolarizzano e all'organismo viene data l'occasione di rivitalizzarsi e di ritrovare una modalità di funzionamento fluida ed equilibrata. La postura deve essere stabile e confortevole, per mezzo del rilassamento nello sforzo e della contemplazione dell'infinito. [Patanjali, Yoga Sutra II, 46-47].
La maggior parte del nostro tempo trascorre vivendo in un mondo essenzialmente mentale, fatto non di oggetti reali, concreti, ma di rappresentazioni: pensieri, immagini, desideri, paure, proiezioni. Continuamente presi dal turbinio mentale, dimentichiamo spesso e volentieri il nostro corpo e abbiamo una consapevolezza sempre più scarsa della nostra realtà fisica. Il lavoro posturale dello yoga è un'occasione per recuperare questa consapevolezza e porre le basi di un nuovo equilibrio, ancorato solidamente alla concretezza del corpo. Asana è il mantenimento di una postura in modo fermo e stabile, ma nello stesso tempo privo di conflitto e di competizione, anche e prima di tutto nei confronti di se stessi: alla tranquilla stabilità del corpo si accompagna una tranquilla stabilità della mente. Ciò non significa, contrariamente all'immagine corrente che si tende ad avere dello yoga, che la postura sia una molle distensione: in realtà all'irrobustimento del corpo e alla disciplina della mente viene assegnata altrettanta importanza di quella che viene data al loro rilassamento. Nei corsi si cerca di offrire una proposta di asana adeguata alla ricchezza e alla varietà con cui questa pratica è stata sviluppata nella lunga storia dello yoga. Ciascuna postura impegna il praticante in modo diverso e una loro pratica complessiva ed equilibrata permette di agire profondamente su ogni muscolo, organo e funzione fisiologica, sviluppando forza, scioltezza ed equilibrio in modo globale e armonico. Un'attenzione particolare è posta sul miglioramento della statica della colonna vertebrale e sulla liberazione del respiro. Tutte le posture, dalle più semplici alle più impegnative, possono essere approcciate in modo graduale, adattandone la pratica alle specifiche esigenze di ciascuno. In quest'ottica, lo sviluppo di un'attitudine di ascolto di sé attento e continuo, durante la pratica di asana, consentirà di acquisire una visione più chiara delle proprie potenzialità e dei propri limiti, accedendo a più profondi livelli di conoscenza di sé e ricomponendo quella frattura tra mente e corpo che caratterizza drammaticamente la condizione esistenziale dell'essere umano contemporaneo. Per la cultura indiana, pensieri ed emozioni non nascono dall'anima, ma dal corpo: per questo, nello yoga, la pratica fisica viene considerata essenziale per operare qualsiasi trasformazione anche a livello psichico. Prima di cominciare qualsiasi pratica di pranayama è opportuno imparare a respirare in modo completo, tutto ciò può sembrare un paradosso ma la nostra solita respirazione è diventata corta, discontinua e affannosa, perciò bisogna educarla per esempio con uno dei semplici esercizi di consapevolezza del respiro.
Seduti a gambe incrociate con la colonna ben eretta, le spalle ben aperte e gli occhi chiusi.
Portare una mano sopra il pube e l'altra dietro il bacino a coprire il sacro. Facilitati dal contatto delle mani immaginare di portare il respiro nelle zone coperte dalle mani stesse.
Spostare le mani una sull'addome e l'altra dietro sulla zona lombare continuando a parcepire il respiro Portare le mani lateralmente al torace sulle costole fluttuanti e osservare ciò che avviene sotto le mani mentre respirate
Spostare le mani in alto sotto le ascelle, portare il respiro in questa zona.
Terminare appoggiando le mani sulle spalle in direzione delle clavicole, respirare profondamente portando anche qui la consapevolezza.
A esercizio ultimato aprire gli occhi.
Infine possiamo accennare alla meditazione che non è una pratica, ma uno stato.
Non si può "fare" meditazione; si possono, al massimo e con molto impegno, creare alcune condizioni favorevoli, e forse, un giorno, questo stato scaturirà da sé. Attraverso le pratiche dello yoga si possono però sviluppare consapevolezza e disciplina interiore, si possono dare forza, scioltezza, equilibrio e stabilità al corpo e alla mente, si può raccogliere l'energia necessaria a sostenere stati di coscienza espansa; questo corrisponde a ciò che Krishnamurti chiama, "pulire una camera e poi tenerla in ordine". Tutto ciò che eventualmente accade da questo punto in avanti non dipende più dalla volontà dell'individuo, e quanto più ci si sforzerà di ottenere o di raggiungere qualcosa (uno stato di meditazione, la liberazione, l'illuminazione, il samadhi o che altro), tanto più implacabilmente ciò che cerchiamo, ammesso che esista, si allontanerà da noi. Quello che può aprire la porta è la consapevolezza e l'attenzione quotidiana: consapevolezza di come parliamo, di quello che diciamo, di come camminiamo, di quello che pensiamo. Tenere la stanza in ordine è importante in un senso, ma totalmente privo di importanza in un altro. Ci deve essere ordine in una stanza, ma l'ordine non aprirà la porta o la finestra. Quello che aprirà la porta non è il vostro volere o il vostro desiderio. Non potreste invitare l'altro. Tutto quello che potete fare è tenere in ordine la stanza, il che vuol dire essere virtuosi per il fatto in se stesso e non per quello che esso porterà con sé. Essere equilibrati, ragionevoli, tranquilli. Allora, forse, se siete fortunati, la finestra si aprirà e il vento entrerà. Ma può anche non succedere. Dipende dallo stato della mente. E lo stato della mente può essere compreso solo da voi stessi, osservandola, non tentando mai di controllarla, non prendendo posizioni, senza mettersi in una posizione di contrasto, o essere d'accordo, senza mai giudicare - cioè osservarla senza fare scelte. E da questa consapevolezza "senza scelta la porta potrebbe aprirsi e voi conoscerete quella dimensione in cui non esiste conflitto e non esiste tempo".
* I CHAKRA
suoni, alle funzioni del corpo e a molto, molto altro. Si può dire che i chakra siano punti di intersezione tre i diversi livelli energetici della persona, in particolare tra i livelli fisico, mentale-emozionale e spirituale. In ognuno di questi livelli l'energia vitale si manifesta con un corpo specifico, uno dei quali, quello fisico, cade sotto la percezione sensoriale comune a tutti. Il secondo corpo, quello mentale, è un corpo sottile, non fisico, che cade sotto la capacità non di senso ma di sensitività che alcune persone possiedono, e si manifesta sotto forma di "aura", cioè di un'estensione energetica esterna al corpo che può essere visualizzata con le fotocamere Kirlian; le persone che riescono a percepire questo corpo, lo descrivono come una sensazione tattile di "toccare un'energia" o se lo percepiscono visivamente, come una tenue luminescenza che circonda il corpo fisico. Il sistema energetico dei chakra è strettamente correlato con i sistemi Nervoso ed Endocrino, e come ogni chakra influenzi il funzionamento dei vari sistemi organici: il primo chakra regola e governa i plessi nervosi del coccige e del sacro; il secondo e terzo chakra regolano e governano le funzioni digestive e intestinali e gli organi correlati; il quarto chakra regola e governa le funzioni cardiocircolatorie e gli organi correlati; il quinto chakra regola e governa i polmoni ed i gangli cervicale e le funzioni correlate a questi organi: il sesto chakra regola e governa il sistema neuro-ormonale e le funzioni correlate; il settimo chakra regola e governa la corteccia cerebrale, il sistema nervoso centrale, i tessuti, gli organi ed i ritmi dell'intero organismo.
I CHAKRA PRINCIPALI SONO SETTE (ma ce ne sono molti altri secondari, circa un centinaio, che "idealmente" corrispondono coi punti meridiani dell'agopuntura).
I benefici degli âsana
Gli effetti fisici degli âsana sono molti: tra gli altri essi risvegliano le attività dei muscoli che normalmente tendono ad atrofizzarsi, perché poco utilizzati, specialmente quelli del torace, della parete addominale, del dorso, ecc. Alcuni âsana potenziano il tono muscolare, mentre altri esercitano un'azione di allungamento su tendini e muscolatura. Ciò migliora la mobilità delle articolazioni, rendendo il corpo più sciolto e mobile. Inoltre ogni âsana ha un'azione specifica su alcuni organi interni e porta equilibrio al sistema nervoso centrale. Gli effetti energetici o pranici delle posizioni sono però ancora più importanti. Infatti esiste un corpo energetico o fluidico in tutto aderente al corpo fisico; le loro funzioni sono strettamente correlate. Gli organi principali del corpo pranico sono appunto i chakra, ricettori, accumulatori e distributori della forza pranica.
Ogni âsana agisce su di un chakra o su più d'uno. La compressione o distensione subita dalle parti del corpo umano che hanno corrispondenza diretta nei chakra si ripercuote sulle funzioni dei chakra medesimi. Sappiamo infatti che l'hatha-yoga non agisce solo sul corpo come una comune ginnastica, ma crea armonia su tutti i piani (fisico, mentale, spirituale). Gli âsana sono molti - più di otto milioni secondo le scritture! - tuttavia è sufficiente praticarne un numero limitato per conservare un perfetto equilibrio fisico e psichico.
Sequenza di âsana nel saluto al sole
Per una consulenza più dettagliata sullo Yoga o per chi fosse interessato alla pratica di corsi, per chi abita in zona Cesena (FC) contattare Angela Vaccari tel. 0547 326327 - cell. 338 9703380 o inviare e-mail a: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo . A Cesena c'è anche l'Associazione Garuda di Arti Olistiche in via Savio 1960 (tel. 0547 335977). Chi invece abitasse in zona Rimini contatti il Centro Exis di Riccione al tel. 0541 607761 cell. 3341228997 oppure inviare e-mail Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo . Nella zona Rimini c'è anche: il Centro Yoga Chandra Surya in via Pietrarubbia 76 e il Centro Sati: http://www.satiyoga.com/, Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo tel. 0541 741393. |