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Carl Rogers e la sua Psicologia Stampa

 

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Nel mondo non ci sono mai state due opinioni uguali. Non più 
di quanto ci siano mai stati due capelli o due grani identici: 
la qualità più universale è la diversità.  
                                                                                            Michel De Montaigne

 

 

 

Peculiarità della Psicologia Rogersiana

 

 

“Cosa state aspettando?” chiese ad un gruppo di persone assiepate lungo una strada. “Non sai? Un grande re passerà di qui e vogliamo vederlo.” “Un grande re? E quanti re ha fatto?” chiese lui. “Un re fare altri re?” gli replica l’uomo attonito. Ma il giovane lo guarda e dice: “Quelli che voi considerate re non lo sono. Un vero re è colui che fa diventare tutti re. È colui che governa la propria vita ma non la vita degli altri, e invece li aiuta a governarsi da sé. Venite con me e vi dirò il segreto per diventare dei veri re”.
E insieme giunsero in un’altra località, dove tanta gente stava intorno ad una statua. “Chi rappresenta?” chiese il giovane sadhu. “Non sai che questo è il nostro grande leader? Gli stiamo rendendo omaggio nel giorno della sua nascita”. “Un grande leader? E quanti leader ha fatto?” L’uomo, confuso dalla domanda, gli ribattè dubbioso: “Un leader fare altri leader? Questo è un leader perché ha dato vita a un buon sistema sociale e milioni di persone sono diventati suoi seguaci”. Allora il giovane spiegò: “Un vero leader è colui che fa diventare tutti leader. Un vero leader sa che ogni persona è un potenziale leader in grado di governare la propria vita. Un vero leader non dice “Seguitemi”, ma “Seguite voi stessi”. Venite con me e vi dirò il segreto per essere anche voi dei grandi leader”.
       
Racconto buddhista

 

 

Carl Rogers intende superare il pessimismo antropologico di Freud. «Dico francamente - scrive - che non condivido il punto di vista tanto diffuso secondo cui l’uomo è un essere fondamentalmente irrazionale i cui impulsi, se non fossero controllati, condurrebbero alla distruzione sua e degli altri. Il comportamento dell’uomo è invece squisitamente razionale e si orienta, con una complessità sottile e ordinata, verso le mete che l’organismo gli pone». Secondo Carl Rogers, ogni individuo possiede forti spinte verso la crescita, la salute, l'adattamento; verso cioè quello che si definisce realizzazione di sé (tendenza attualizzante). 
Per altro non si tratta di una forza solo umana: Rogers la scopre anche in alcune alghe che riescono a crescere sugli scogli della California, resistendo all’impeto delle onde con la flessibilità del loro fusto. In quelle alghe come in ogni essere vivente c’è una volontà tenace di vivere, di conservare e migliorare l’organismo, di esplorare l’ambiente e di modificarlo. L’uomo possiede dunque una energia che lo spinge naturalmente verso ciò che è il suo bene, quando non viene ostacolata. Compito della psicoterapia è quello di eliminare questi ostacoli e consentire a questa forza di operare. Poiché l’individuo ha in sé stesso le risorse per guarire, dovrà essere lui stesso al centro del processo terapeutico: per questo la psicoterapia rogersiana si chiama centrata sul cliente.
Lo stare sulla difensiva, l'ansia, le tensioni bloccano queste spinte e la persona perde il contatto con sé, la sua autenticità. I problemi psicologici derivano dal fatto che la persona ha assorbito idee, pensieri, sentimenti valori degli altri non funzionali al suo vivere. Scopo della terapia è allora quello di aiutare le persone a riprendere il contatto con se stessi, con la propria autenticità, i veri sentimenti e valori, accettandosi per quello che si è.

 

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«Sei dolcissimo», disse la mamma a Ben mentre facevano una passeggiata nei campi verso sera, «sei dolcissimo e tanto carino, non c'è nessuno al mondo come te!»
«Davvero non c'è nessuno al mondo come me?», domandò Ben.
«Certo che no», rispose la mamma, «sei unico!».
Continuarono a camminare lentamente. Sopra le loro teste un grosso stormo di cicogne volava verso paesi lontani.
«Ma perché?», chiese Ben fermandosi di colpo, «perché non c'è nessuno al mondo come me?».
«Perché ognuno di noi è unico e speciale», disse la mamma ridendo e accovacciandosi a terra. «Vieni qui, siediti vicino a me». Poi fischiò alla loro cagnetta, Splendida, perché si sedesse con loro.
«Ma io non voglio che al mondo ci sia soltanto uno come me», protestò Ben.
«Perché no?», si stupì la mamma, «è una cosa bellissima che tu sia unico e speciale!».
«Perché così sono solo!», si lamentò Ben, «mentre io voglio che ci sia anche qualcun altro come me!»
«Tu non sei solo», gli spiegò la mamma, «ci sono io con te, e anche papà».
«Sì», ammise Ben, «però…». Era confuso e non ricordava più cosa voleva dire. «Vieni qui», mormorò la mamma, «siediti vicino a me».
Ben non si sedette. All'improvviso i suoi occhi si fecero grandi e profondi: «E non c'è nemmeno nessuno al mondo come te?». «No, non c'è», disse la mamma.
«Allora anche tu sei sola?»
«Ma no. Ho te e papà…».
«Ma non c'è nessuno proprio uguale a te?»
«No, non c'è», ammise la mamma.
«Allora sei sola», proclamò Ben sedendosi accanto a lei. «E non ti senti sola, da sola…?».
La mamma sorrise, disegnò col dito dei cerchi per terra e rispose, «sono un pò sola e sono un pò con gli altri, e a me va bene essere un pò così e un pò cosà…».
Il sole cominciava a tramontare, il cielo si fece quasi rosso. «Io mi sento solo», mormorò Ben sottovoce. «Ma tesoro», esclamò la mamma, «ci sono io con te!».
«Ma tu non sei me».
Tacquero. Nell'aria c'era un buon odore di terra e di erba, e un ronzio di mosche e di altri insetti che svolazzavano dappertutto, danzando.
Ben accarezzò la cagnetta distesa accanto a lui. «Anche Splendida?»
«Anche Splendida cosa?», domandò la mamma.
«Anche di Splendida ce n'è solo una in tutto il mondo?».
«Sì», rispose la mamma accarezzando il pelo morbido della cagnolina, «c'è una sola Splendida in tutto il mondo». Per terra, accanto ai piedi di Ben e della mamma, camminava una lunga fila di formiche. Forse mille. Si somigliavano moltissimo, mille formiche identiche. Ma quando Ben le guardò da vicino vide che una camminava veloce e un'altra piano. Una si sforzava di trascinare una foglia grande e un'altra trasportava soltanto un chicco di grano. E ce n'era una, piccolina, che correva avanti e indietro a lato della fila. Ben pensò che forse quella formichina aveva perso i genitori e li stava cercando.
«Questa formica lo sa che non c'è nessun altra al mondo come lei?», domandò.
«Questo non lo posso sapere», rispose la mamma.
Ben ci pensò un pò su, poi disse: «Non lo puoi sapere perché tu non sei lei?».
«Sì», confermò la mamma, «perché io non sono lei».
La formichina rientrò finalmente nella fila e riprese a camminare con le altre. Ben pensò che forse le due formiche grandi che le camminavano accanto erano i suoi genitori. «Allora di ogni persona ce n'è solo una al mondo?» domandò Ben.
«Sì, ce n'è solo una», disse la mamma.
«E perciò sono tutti soli?».
«Sono un pò soli ma sono anche un pò insieme. Sono sia l'uno sia l'altro».
«Ma com'è possibile?».
«Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico», spiegò la mamma, «e anch'io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola».
«Allora abbracciami», disse Ben stringendosi alla mamma.
Lei lo tenne stretto a sé. Sentiva il cuore di Ben che batteva. Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l'abbracciò forte forte.
«Adesso non sono solo», pensò mentre l'abbracciava, «adesso non sono solo. Adesso non sono solo».
«Vedi», gli sussurrò mamma, «proprio per questo hanno inventato l'abbraccio».

da "L'abbraccio" di David Grossman

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La Psicoterapia Centrata sulla Persona (o Centrata sul Cliente) è la image009forma di Psicoterapia Umanistica più nota e diffusa nel mondo. È stata fondata da Carl Rogers (1902 - 1987) e dai suoi colleghi negli anni '40 negli Stati Uniti d'America. Oggi, l'Europa rappresenta il centro principale di interesse per lo sviluppo della teoria e della pratica di questa psicoterapia.

Il pensiero di Rogers ha un carattere aperto, sperimentale, niente affatto dogmatico, poiché ha alla sua base una intuizione della vita come un fluire di esperienze che cambiano di continuo, la cui ricchezza può spaventare e indurre a chiusure ideologiche, e che invece deve essere accettato come tale: bisogna abbandonarsi al corso dell’esperienza, per avere una vita piena di significato. Rogers non individua dunque princìpi indiscutibili, ma una serie di osservazioni tratte dall’esperienza che, pur nella loro provvisorietà, possono a loro volta aiutarci a comprendere le nostre esperienze. Una prima osservazione è che non serve a nulla assumere una facciata nei rapporti interpersonali. La nostra educazione ci impone di mascherare spesso le nostre emozioni per offrire all’altro una faccia che non risulti sgradevole. Per Rogers questo è un errore che non porta a nulla di buono. E’ importante, invece, essere sé stessi ed accettarsi. Per essere sé stessi, è fondamentale per questo non farsi troppo condizionare da ciò che gli altri dicono di noi. Bisogna fare attenzione ai giudizi degli altri, ma non bisogna permettere che ci mandino in crisi, altrimenti ciò ci impedirà di essere noi stessi.

L’esperienza ci dice anche che alcuni tra i momenti più belli della nostra vita sono caratterizzati dalla presenza degli altri. Riuscire a capire gli altri, i loro sentimenti ed il loro mondo interiore, accettarli, sono cose che non solo rendono migliore la loro vita, perché consentono loro di essere sé stessi, ma che arricchisce anche noi stessi.

E’ importante dunque gettare dei ponti tra sé e gli altri, permettere agli altri di comunicare pienamente con noi.
Queste osservazioni possono ricondursi a una tesi: è importante essere sé stessi e consentire agli altri di esserlo. Rogers chiama congruenza la condizione di chi riesce ad essere sé stesso con gli altri. Purtroppo, non sempre ci riusciamo. Spesso sperimentiamo invece situazioni di incongruenza. Accade tutte le volte che c’è un contrasto tra il nostro organismo e la nostra immagine di sé. Rogers fa l’esempio di una madre che si ammala quando il suo unico figlio lascia la casa. Il suo organismo vorrebbe tenere con sé il figlio, la cui presenza le dà benessere, ma è anche consapevole che questo egoismo è in contthumb_image006rasto con l’immagine di una buona madre, che è tale solo se consente al figlio di fare le proprie esperienze. Il contrasto tra la richiesta dell’organismo e l’immagine di sé sfocia nel malessere psichico.
Una persona che è in stato di congruenza è anche in grado di accettare fino in fondo gli altri, come abbiamo visto. E’ alla luce di questa considerazione che bisogna pensare il rapporto terapeutico. Si tratta, in sostanza, di un rapporto tra una persona che è in stato di congruenza – lo psicoterapeuta – ed una persona che è in stato di incongruenza – il cliente. Lo psicoterapeuta deve dunque stabilire con il cliente un rapporto umano autentico, cominciando con l’essere pienamente sé stesso, manifestando i propri pensieri ed i propri sentimenti. Solo in questo modo il terapeuta può realizzare una autentica empatia, giungere cioè a vedere il mondo del cliente dall’interno, per così dire, a viverne le sensazioni come se fossero le proprie. Solo in questo modo, ancora, lo psicoterapeuta può manifestare al cliente un'accettazione incondizionata ed una considerazione positiva di ciò che lui è. La persona del terapeuta non giudica, non valuta, ma accoglie il cliente, lo accetta, lo valorizza «quasi nello stesso modo in cui un genitore dà valore al suo bambino, considerandolo come persona, senza tener conto del suo particolare comportamento in quel momento.» Quando ciò accade, il cliente comincia a cambiare. Abbandona le difese e sperimenta una percezione diversa di sé stesso. Dall’accettazione dell’altro comincia il difficile cammino verso una vita piena. Per prima cosa, prende le distanze dall’immagine di sé e di ciò che dovrebbe essere (l’immagine della buona madre, nell’esempio che abbiamo visto), si libera dalle aspettative che gli altri nutrono nei suoi confronti e comincia a fare ciò che realmente piace a lui. Liberatosi dalla presenza opprimente degli altri, il cliente impara ad avere fiducia in sé stesso, si apre alla propria esperienza, in qualche modo esce da un guscio rigido e scopre di poter assumere molte forme, di poter essere molte cose diverse. Scopre, infine, che può anche aprirsi agli altri in una forma più autentica, qualcosa di radicalmente diverso dal gioco delle parti in cui spesso consiste la vita sociale.

 

Carl Rogers ed il concetto di "paziente-cliente".
thumb_image010Essendo tutti gli esseri umani di pari dignità valore e responsabilità, Rogers eliminò il concetto di "paziente", trasformandolo in cliente.
Non c'è quindi la persona che in maniera del tutto passiva si affida ad un'esperto ma ci sono due persone (terapeuta e cliente) che fanno insieme un percorso di crescita.
La persona che segue una "Terapia Centrata sul Cliente" sara' quindi responsabile del proprio cambiamento in modo che non solo potra' attuare il cambiamento nel momento in cui è in terapia ma anche nel caso si presentino problemi in futuro.
Ognuno è quindi accolto, ascoltato ed accettato nella sua individualità ed in questo clima di accettazione ed empatia la persona viene aiutata ad entrare in contatto con se stessa e con le proprie esperienze per fare in modo che avvenga il cambiamento.  

Lo psicoterapeuta rogersiano riconosce nel cliente una persona che, in quanto tale, è in una posizione egualitaria nei confronti del terapeuta. La sua caratteristica peculiare è che pone l'esperienza del cliente, del terapeuta e il presente immediato della loro relazione, al centro dell'attenzione in ogni incontro, lo psicoterapeuta tenta di collocare il suo "lavoro" il più vicino possibile all'esperienza del cliente nella relazione presente. L'esperienza dell'individuo viene presa seriamente senza nessuna precondizione, ma semplicemente come egli/ella è nell'immediato; come la persona è divenuta ed è attraverso le sue relazioni; quello che è al presente e come è capace di divenire in un futuro prossimo. Questo include il divenire della persona, come è nelle relazioni, come è al momento attuale e come riesce a svilupparsi ulteriormente nel suo futuro. In questo approccio si dà fiducia alla capacità del cliente di essere capace di vivere la propria vita e di affrontare i problemi contando sulle proprie risorse, nel caso in cui possa vivere una relazione dove siano presenti certe condizioni facilitanti (la FIDUCIA è molto importante, da pochi è stata vissuta questa esperienza in profondità ed è mancata proprio quando si rivelerebbe più necessaria: nell'infanzia e nella giovinezza - è raro, infatti, incontrare genitori che hanno la necessaria fiducia nella tendenza attualizzante dei propri figli, che di conseguenza si sentono sfiduciati e smarriti).

 

 

rogersN.B.: La fiducia è la convinzione personale della correttezza di qualcosa (o qualcuno). È una convinzione profonda di fondatezza e verità, e non può essere forzata. Avere la fiducia di qualcuno significa che si è stabilita una relazione interpersonale basata sulla comunicazione e sulla condivisione di valori ed esperienze. La relazione di fiducia nel qualcaso risulta sempre reciproca. E' un sentimento di sicurezza che deriva dal confidare in qualcuno o in qualcosa. Avere fiducia in qualcuno implica dunque la considerazione di affidabilità e responsabilità che si è maturata di quel tale [n.d.a.].

 

 

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Colgo l'occasione per consigliare un libro dal titolo: "Fiducia e sfiducia Imparare dalle delusioni della vita" edito di recente da Feltrinelli.fiducia 

Secondo l'autore di questo libro la vera fiducia non viene da fuori, non si fonda sugli altri e sulla vita, ma è una risorsa interiore. Un libro che indaga sulle radici della sfiducia e sul modo di recuperare la sicurezza perduta.

Se vediamo il significato emozionale e spirituale del nostri momenti difficili, allora possiamo contenere il dolore. Le delusioni e le abitudini ci sfidano a scoprire una fiducia reale, altrimenti, le nostre ferite possono facilmente diventare terribili e insopportabili. Forse diamo per scontato che non sia possibile avere fiducia o, se abbiamo esperienze di apertura e di fiducia, succede poi qualcosa che ci fa chiudere. Ma la caratteristica di una fiducia genuina è non dipendere dagli altri, né da qualcosa di esterno: è una profonda esperienza interiore di connessione col nostro essere e con l'esistenza. Il nostro livello di fiducia genuina è uno specchio della nostra coscienza ed è una qualità che possiamo sviluppare.

“La qualità della nostra fiducia è misurata dallo stato della nostra vita: dall’amore che abbiamo per noi stessi, dalla profondità dell’intimità delle nostre relazioni più importanti, dalla gioia con cui affrontiamo la vita. Sviluppare una fiducia matura è il tesoro al termine dell’arcobaleno del lavoro interiore. Possiamo fare terapia all’infinito ed esplorare le ferite della nostra infanzia, ma a che cosa serve se non ci porta a un maggiore livello di vera fiducia? Mancherà sempre qualcosa di fondamentale. Abbiamo bisogno di alcune chiavi per usare le esperienze della vita che ci mettono alla prova così che diventino occasioni per aprire il nostro cuore anziché chiuderlo… Abbiamo bisogno di una struttura, di una comprensione che ci aiuti a riconoscere il valore delle delusioni e degli abbandoni, così che ci possano dare forza, anziché indebolire o distruggere la nostra fiducia nella gente e nella vita. Se vediamo il significato emozionale e spirituale dei nostri momenti difficili, allora possiamo contenere il dolore. Le delusioni e gli abbandoni ci sfidano a scoprire una fiducia reale e questo processo è un lungo cammino. Altrimenti le nostre ferite possono facilmente diventare terribili e insopportabili.”  (dall’Introduzione) Fiducia e sfiducia è stato pubblicato da Urra nel 2004.

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Tutto ciò comporta la rottura con l'immagine e la funzione tradizionali del terapeuta come esperto dei problemi del cliente. Al contrario, il terapeuta si considera collaboratore e compagno che cresce insieme al cliente in un processo di incontro da persona-a-persona.

 

Un'altra caratteristica fondamentale della Psicoterapia Centrata sul Cliente è che la teoria ed il linguaggio centrati sulla persona sono vicini all'esperienza colloquiale. L'essenza più evidente di questi presupposti, è che non vi è una teoria preconcetta alla quale doversi adattare, alla quale dover cercare di corrispondere. Non vi è una verità oggettiva a cui dover fare riferimento, l'unica verità è il vissuto della persona in difficoltà. Secondo questo pensiero, ogni individuo è l'unico a possedere la chiave di se stesso, ossia la propria consapevolezza di sé e quindi le risposte alle proprie domande e le soluzioni dei propri problemi.

In questa ottica il fuoco dell'attenzione è centrato sulla dimensione esistenziale del rapporto che si instaura tra due o più persone. Ed è proprio l'intensità della qualità del rapporto che permette alle persone ed ai gruppi di comunicare efficacemente, svilupparsi, evolversi, risolvere problemi, esprimere al massimo le proprie potenzialità, crescere.

 

L'etica del terapeuta rogersiano, quindi, si fonda sull'esperienza dell'incontro. Questo significa esser chiamati a rispondere ad altre persone in difficoltà, con abilità di responso e solidarietà. Quindi la Psicoterapia Centrata sulla Persona è sempre al contempo un modo di agire individuale, sociale e politico.

Qui potremmo fare un brevissimo cenno al pensiero di Rogers che si oppone al concetto di "diagnosi" come una "pericolosa" etichetta, pensiero questo che è anche il vessillo di una certa antipsichiatria che merita di essere evidenziata, che fa capo al grande psichiatra Thomas SZASZ (vedi anche dott. Giorgio Antonucci).

image012L'immagine dell'essere umano che è alla base della comprensione della psicoterapia rogersiana, fondata com'è sulla visione di uomini e donne in quanto persone, suggerisce la dialettica dell'autonomia e della interconnessione. L'elemento centrale di questa nozione è la fiducia nella tendenza attualizzante come la forza motivazionale che opera in modo costruttivo per conto del cliente in relazioni facilitanti. È una tendenza ad attualizzare tutte le proprie potenzialità. Potremmo paragonare tale tendenza ad un sistema propulsore, al "motore" dell'individuo. È una tendenza fondamentale che porta l'individuo ad affrontare anche difficoltà per andare verso una sempre maggiore autonomia, maturità e realizzazione. È l'organismo in quanto totalità che esercita tale tendenza. La fonte di energia è intrinseca nella persona e orienta lo sviluppo verso l'attuazione ottimale delle sue potenzialità. Per capirci possiamo usare la metafora della ghianda che contiene in sé già la quercia. Ma perché la quercia cresca rigogliosa e sana e diventi una bella quercia, bisogna che le condizioni in cui la ghianda viene a trovarsi siano favorevoli: un terreno fertile, il sole necessario, la pioggia necessaria (in giuste dosi) favoriranno un sano sviluppo del seme in pianta. Se queste condizioni non saranno quelle necessarie la "tendenza attualizzante" della ghianda potrà venire rallentata o addirittura bloccata ed impedire alla ghianda di realizzarsi come è sua natura in una grande quercia. Il terreno e gli elementi atmosferici nel caso dell'essere umano sono certamente rappresentati dai bisogni primari, ma oltre a questi (come Maslow teneva a sottolineare nella sua piramide dei bisogni) anche gli affetti e le condizioni che un sano ambiente familiare può produrre già dalla prima infanzia sono fondamentali.

Abbiamo quindi in Rogers una visione ottimistica dell'uomo e una piena fiducia nelle sue risorse. Una visione ottimistica che non si basa, come per Rousseau, sulla concezione che l'uomo "nasce buono", ma sulla fiducia nelle capacità che ogni persona ha in sé di compiere un cammino costruttivo e realizzante, purché, naturalmente, siano presenti quelle condizioni che consentano di essere genuinamente se stessi.

 

image016La tendenza attualizzante implica che sono cruciali per questo progetto le condizioni necessarie e sufficienti per il cambiamento terapeutico in psicoterapia descritte da Carl Rogers. Le condizioni sono: il contatto psicologico tra il cliente e il terapeuta; il cliente in difficoltà inizialmente sarà senz'altro incongruente nella relazione, mentre il terapeuta dovrà essere congruente. La congruenza è una condizione di base che riguarda il terapeuta il quale per essere efficace, deve essere in contatto con la sua esperienza, con il suo vissuto durante i colloqui terapeutici. Deve, inoltre, essere capace di trasparenza, di comunicare cioè quello che il cliente suscita in lui, facendo però attenzione che questa comunicazione sia nell'interesse del cliente.

Il terapeuta inoltre sperimenta l'accettazione positiva incondizionata verso il cliente che è la capacità del terapeuta di accettare l'altro anche se porta valori e una visione del mondo profondamente diversi dai propri. È la capacità di non giudicare ma di accogliere l'altro nella sua individualità di persona. Accettazione incondizionata non significa però approvazione incondizionata. Come terapeuta ti accolgo, come persona posso non approvare il tuo comportamento ma questo non diminuisce il rispetto che ho per te. Infine, perché si instauri una buona relazione terapeutica è necessaria la comprensione empatica del terapeuta del mondo interiore del cliente e della sua comunicazione. L'empatia è la capacità del terapeuta di vedere il vissuto del cliente come se fosse il cliente stesso. È importante comunque che la condizione del "come se" non venga persa perché l'empatia è capacità di ascolto, di lettura delle emozioni dell'altro e non identificazione del terapeuta con il cliente. Infine è rilevante per il buon "funzionamento" della relazione che vi sia l'esperienza del cliente dell'accettazione positiva e dell'empatia almeno ad un livello minimo, senza questa condizione non si instaurerà una relazione di fiducia e collaborazione e diventerà difficile procedere verso una più profonda consapevolezza e una adeguata congruenza.

 

 

image014"Mi sono reso conto chiaramente che non produce alcun frutto, a lungo andare, nei rapporti interpersonali, comportarsi come se si fothumb_image015sse diversi da come si è". 

 

 

 

  

 

 

     

     

 

          

      Carl R. Rogers 

 

Di conseguenza, queste condizioni non devono essere considerate né tecniche né metodi, ma piuttosto un modo di essere del terapeuta con il cliente. Quindi, quando il terapeuta è presente per il cliente, non esiste nessuna agenda terapeutica celata. Il terapeuta accetta il cliente così com'è, nel qui e ora - incluso che cosa ha portato il cliente e il motivo per cui è tale in quel preciso momento e anche le possibilità di ulteriore sviluppo nel suo futuro.

Questo "modus" esclude la diagnosi e la patologizzazione del cliente ed impedisce che il terapeuta abbia qualsiasi metodo predefinito o griglia mentale a cui corrispondere. Una tale mancanza di categorizzazione invita il terapeuta a sperimentare il cliente come un individuo unico, abbracciandone l'intera persona senza preferenze né discriminazioni. Questo favorisce la concettualizzazione degli aspetti di umanità come "prospettive" ugualmente valide (quindi una "prospettiva femminile") e celebra ogni differenza di genere, di sesso, di abilità diverse, di religione, di cultura, di razza, ecc. Significa, inoltre, che il terapeuta non si concentra solamente sui sentimenti o sull'interazione verbale, ma dà anche spazio e presta attenzione al corpo e allo spirito, alle cognizioni, alle idee, alle emozioni, ecc.

L'Approccio Centrato sulla Persona si fonda su un'epistemologia fenomenologica. Questa permette una serie di possibilità di comprensione (quindi è costruttivistica) e una varietà di possibilità da realizzare in pratica (quindi è pluralistica). È  personale ed olistica poiché abbraccia l'organismo come un tutto integrato e quindi si interessa della comunicazione dialogica, empatica ed ermeneutica. Ermeneutica nel senso più ampio di comprensione del significato delle comunicazioni personali, non nel senso di interpretazione da parte di un esperto che ha la presunzione di saperne di più dell'autore stesso di tale affermazione.

 

La Terapia Centrata sul Cliente (T.C.C.) viene applicata ad altri campi d'azione, tra cui ha notevole rilievo il lavoro nelle scuole e in altri settori educativi e formativi. È per questo che si parla di Approccio Centrato sulla Persona (A.C.P.). Il pensiero di fondo è che tutti gli esseri umani possono imparare ad ascoltarsi di più, a comunicare meglio ad avere quindi un migliore contatto con se stessi e con gli altri per essere più efficaci nelle comunità di apprendimento e in quelle di lavoro. L'A.C.P. e la T.C.C. costituiscono una componente significativa e riconosciuta a livello internazionale della psicologia umanistico-esistenziale. Come scrive Alberto Zucconi, co-fondatore con Carl Rogers e Charles Devonshire dell'Istituto per l'Approccio Centrato sulla Persona (I.A.Cimage019.P.) in Italia:

  

"Il sistema creato da Rogers non è solamente una formulazione circa la struttura della personalità ed un metodo psicoterapeutico, è anche un approccio, un orientamento ed una visione della vita. In questo senso è giusto parlare di "Psicologia Rogersiana" [...] Una buona terapia Centrata sul Cliente, è un'avventura ed una ricerca portata avanti da due esseri umani: il cliente ed il terapeuta".

 

 

Una Terapia Rogersiana si considera conclusa quando il cliente ha acquisito la capacità di essere in contatto con la sua esperienza perché è questo che gli permetterà di fare scelte che siano profondamente ed autenticamente sue (e quindi avrà raggiunto una congruenza tra il suo sentire e il suo vivere).

Carl Rogers, come Freud, Jung e molti altri, ha formulato le sue ipotesi sulla natura umana basandosi su osservazioni effettuate durante numerosi anni di lavoro clinico, facendo seguire alla fase esperienziale quella teorico-sperimentale. Egli stesso scrive riguardo alla sua concezione: «Sono così giunto a considerare sia la ricerca scientifica che il processo di costruzione di una teoria come strumenti utili per dare un ordine interno all'esperienza significativa. La ricerca è lo sforzo persistente e disciplinato volto a trarre senso ed ordine dai fenomeni dell'esperienza soggettiva» (Rogers).

 

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La Client-centered Therapy trae le sue origini dalla cultura nord-americana degli anni 30 e 40, in cui alle tradizioni "autoctone" si mescolano le istanze di derivazione europea dovute alla emigrazione di intellettuali ebrei e antinazisti. Inquadrata in tale ambito la Client-centered-Therapy fa capo al pensiero di J. Dewey, il filosofo e pedagogista fondatore del Pragmatismo le cui teorie furono direttamente presenti nella formazione di Rogers attraverso W. H. kilpatrick, suo maestro al Teachers College. image022


Rogers mutua dal Pragmatismo la visione dell'individuo e del rapporto interpersonale e sociale, applicando creativamente alla psicologia ciò che originariamente si riferiva all'ambito filosofico e pedagogico. A questo proposito ricordiamo alcune componenti significative di questa visione:

 


    -l'importanza attribuita all'individuo, percepito come essere globale, unico ed irripetibile;
    -la funzione centrale della consapevolezza, in quanto qualità non esclusivamente intellettuale, ma anche radicata nell'esperienza emotiva; 
    -il concetto di esperienza come processo attivo e continuo in cui l'organismo è coinvolto, e rispetto al quale la proiezione verso il futuro appare più importante di quanto non sia la registrazione del passato;
    -la convinzione del fatto che il carattere dinamico e interattivo della vita psichica implica che il comportamento non è determinato in modo biologicamente o socialmente meccanicistico;
    -la fiducia nella democrazia come schema di vita comune, aperta alla realizzazione di forme sempre più umane di esistenza;

     -l'aspirazione all'armonizzazione con l'universo, inteso come totalità di rapporti possibili con la natura e con gli altri uomini.

 

Questa "terza forza", che si riconoscerà nel 1962 nella Associazione di Psicologia Umanistica, è cresciuta parallelamente, con impeccabili credenziali filosofiche, epistemiche e cliniche, fra le tradizioni dominanti della psicoanalisi e del comportamentismo. Pur avendo punti in comune con ambedue, la Psicologia Umanistica si differenzia da esse in quanto teorie nelle quali il comportamento dell'uomo è pensato come "determinato e soggetto a costrizione, nel primo caso da parte degli istinti inconsci, nell'altro dal condizionamento dell'ambiente" (Korchin).

Al contrario, l'individuo definito dalla Psicologia Umanistica è una persona nella sua totalità, ed è:

1. un agente di scelte, in quanto non può sottrarsi ad operare delle scelte nel corso della propria vita;

2. un agente responsabile, in quanto risponde personalmente delle proprie scelte;

3. un agente libero, in quanto stabilisce liberamente i propri obiettivi.

 

on_personal_powerIn conclusione diremo che Rogers si situa al crocevia fra due grandi orientamenti culturali: il pragmatismo americano e la tradizione fenomenologico-esistenziale di origine europea. Egli si ispira ad entrambe, ma elaborando una sua originale concezione "ottimistica" dell'individuo in quanto organismo tendente all'autorealizzazione dei rapporti interpersonali e sociali come basati sulle singole individualità, su un piano di totale uguaglianza: da qui il rispetto profondo per l'altro, il cui punto di vista diviene altrettanto importante quanto il nostro, e decisivo se si tratta di scelte che lo riguardano.

Secondo l'approccio Rogersiano l'individuo è una totalità tra mente e corpo che tende a sviluppare autonomamente le proprie potenzialità e ad auto determinarsi. Tutti gli stati d'animo e le emozioni che prova concorrono a determinare la sua esperienza che viene prima percepita, poi parte di essa diviene consapevole e da ciò ne deriva il concetto di sé che ha la persona, come cioè si auto-percepisce. Normalmente l'uomo, che tende ad essere coerente con l'immagine di sé, mantiene le proprie consapevolezze in modo da non turbare il proprio "equilibrio", equilibrio che si "spezza" nel momento in cui vi sono delle contraddizioni nelle nozioni che possiede e ciò crea tensione ed ansia.

A questo punto delle due nozioni ne scarta una, quella che più si allontana dalle proprie consapevolezze a favore di quella che ne da invece conferma. Perché avvenga questa "congruenza" è necessario che non vi siano impedimenti tra l'esperienza vissuta ed il concetto di sé.

Ma come si forma il concetto di sé?

Durante lo sviluppo della persona nella fase infantile, proprio perché essa è spinta in maniera naturale ad auto-realizzarsi ed a sviluppare le proprie potenzialità, sorge la necessità di sentirsi apprezzata, capita, protetta ed amata, soprattutto dalle persone cardine che la circondano (le persone criterio), come ad esempio genitori ed insegnanti. Se questo avviene senza condizioni, il bambino svilupperà un buon concetto si sé.

Al contrario, se questo non avviene, ad esempio nel caso in cui siano frequenti atteggiamenti del tipo "sei bravo solo se..." o "sei cattivo se fai così", "se vuoi che ti voglia bene non devi essere così", il bambino non svilupperà un buon concetto di sé in quanto vivrà un'incongruenza tra la sua esperienza, il suo sentire ed il suo bisogno di considerazione positiva. Da adulto il suo concetto di sé andrà a sottostare in maniera rigida al bisogno di considerazione positiva e ciò gli creerà problemi nell'avere la giusta consapevolezza rispetto alla propria esperienza.

In questo caso sorgeranno meccanismi di difesa per non creare disorganizzazione nel concetto che la persona ha di se stessa e verrà "corrotto" il processo "esperienza-consapevolezza" (o simbolizzazione).

Ad esempio una persona molto triste non percepirà la sua tristezza oppure si "racconterà" che è leggermente giù di tono (distorsione della consapevolezza).

Ciò creerà una disarmonia nel lato emotivo-cognitivo della persona che la può portare nel primo caso (in cui proprio non percepisce il suo vero stato d'animo) ad esempio a somatizzare il problema. In ogni caso, non essendo consapevole della propria esperienza gli è lesa la libertà di effettuare le proprie scelte e di crescere in maniera positiva.

 

image026La psicoterapia viene considerata una forma particolare di sviluppo della personalità e delle relazioni interpersonali. Di conseguenza, i principi dell'approccio possono essere adattati ad altre forme di relazione e ambiti di vita. La Teoria Centrata sulla Persona si focalizza maggiormente sul processo di sviluppo di una persona cosiddetta "sana" - i suoi principi non nascono da una teoria della malattia. Questi principi fondamentali si applicano a tutte le persone indipendentemente dalle categorie come quelle dei "nevrotici", "psicotici", "borderline" o "normali". Invece di una teoria convenzionale di malattia troviamo una teoria della persona che soffre basata sul potenziale umano, ed al posto di una terapia orientata al problema, all'obiettivo o alla soluzione, troviamo una Terapia Centrata sulla Persona.

Lo sviluppo della personalità e l'integra-zione determinano una capacità crescente di vivere appieno il momento; di avere un'immagine di sé meno distorta, meno difensiva e più completa (con una percezione più adeguata sia dei fenomeni sia dei cambiamenti dell'esperienza) e di vivere le relazioni in modo più realistico. (La Teoria Centrata sulla Persona si interessa molto di più dei processi che delle strutture). Questo naturalmente coincide con una maggior autodeterminazione e autoresponsabilità. Inoltre, per essere compatibile con i principi fondamentali, con la formazione, ovvero l'educazione di psicoterapeuti nell'Approccio Centrato sulla Persona, questa teoria è radicata nello sviluppo della personalità del terapeuta in formazione, piuttosto che nella formazione e nella pratica di abilità - la parola tedesca "Aus-bildung" denota proprio questo processo del divenire.

 

 

I GRUPPI D'INCONTRO

Carl Ransom Rogers si occupò intensamente anche di ricerche sulla psicologia dei gruppi. Con il termine "Gruppi d'Incontro" ci si riferisce a quei gruppi di esperienza intensiva, sorti negli Stati Uniti negli ultimi trent'anni, che tendono ad esaltare la crescita della persona, lo sviluppo e il miglioramento della comunicazione e dei rapporti interpersonali, attraverso un processo di esperienza diretta. Secondo Rogers il gruppo è ristretto (da otto a diciotto membri), relativamente non strutturato e sceglie i propri obiettivi e le proprie direzioni personali. Al conduttore o facilitatore viene data la responsabilità di facilitare l'espressione di sentimenti e pensieri da parte dei membri del gruppo. Il conduttore ha il compito di creare un clima psicologico di sicurezza, in cui si realizzano gradualmente la libertà di espressione e la riduzione dell'atteggiamento difensivo. In questo clima tendono ad essere espresse molte reazioni emotive immediate di ogni membro verso gli altri e verso se stesso. Da questa libertà di esprimere i veri sentimenti positivi e negativi, si sviluppa un clima di fiducia reciproca. Con la riduzione della rigidezza difensiva gli individui possono ascoltarsi a vicenda e possono imparare maggiormente l'uno dall'altro. Da una persona all'altra si sviluppa un feed-back, di modo che ogni individuo viene a sapere come egli appare agli altri e quale impatto ha sui rapporti interpersonali. Da questa maggiore libertà e da questa migliore comunicazione emergono nuove idee, nuovi concetti, nuove direzioni. L'innovazione può diventare un'eventualità auspicabile anziché temibile. thumb_image029Vi sono poi regole importanti che riguardano la puntualità, il dover considerare il gruppo come un impegno, il rispetto degli altri componenti, il patto di riservatezza per tutto ciò che accade al suo interno. Il gruppo diventa così un "luogo" speciale e protetto dove potersi sperimentare e rimettere in gioco.
Facendo riferimento ai modelli teorici di C. Rogers, W. Schutz e T. Gordon, i Gruppi d'Incontro si costituiscono come un luogo di interazione garantito da alcuni principi (libertà di espressione e primato dell'esperienza), guidato da alcune regole (avalutatività, partecipazione attiva) e facilitato da uno stile di conduzione improntato all'empatia, alla non direttività e alla congruenza. L'obiettivo è quello di favorire il confronto a partire dall'esperienza personale, valorizzando la competenza acquisita di ciascuno (come persona). Il gruppo di incontro offre molteplici opportunità: riduce il senso di isolamento favorendo uno scambio di esperienze, attenua le ansie legate ad un particolare evento grazie al dialogo con altri che condividono la stessa condizione, dà la possibilità, grazie alla creazione di un clima amichevole e non giudicante, di affinare la comunicazione e di riconoscere le proprie ed altrui capacità.

Il Gruppo d'Incontro quindi è un'esperienza intensiva di gruppo,  che ha lo scopo di favorire la crescita psico-emotiva dei partecipanti  e le loro abilità relazionali. In un clima psicologico di sicurezza, la persona ha la possibilità di entrare in contatto con se stesso, con le proprie emozioni e sensazioni, e di esplorare le caratteristiche delle interazioni con gli altri. L'utilizzazione di "esperienze guidate" e di tecniche attive attribuisce una connotazione esperienziale al lavoro terapeutico. Quanto viene sperimentato ed acquisito nell'esperienza di gruppo è facilmente trasferito nella vita quotidiana: nel rapporto con il partner, con i figli, nelle relazioni amicali e nel mondo del lavoro. Il processo avviene rispettando i tempi ed il ritmo di crescita della persona. Il G. d'I. può essere, per molti che vorrebbero intraprendere un viaggio all'interno di sé, ma sono in qualche modo indecisi ed intimoriti, un approccio graduale al mondo psichico.

Le teorie della Psicologia Esistenziale-Umanistica, all'interno della psicologia moderna, formulano principi che li differenziano fortemente dai principali orientamentiimage030 (quello cognitivo-comportamentale e quello psicodinamico). La Psicologia della Terza Forza vuole recuperare, nella prospettiva empirico-esistenziale, la ricchezza riflessiva sulla natura umana dando enfasi alla soggettività, alla consapevolezza e alla comprensione del comportamento, rifiutando fortemente la considerazione delle Persone come "oggetti" da osservare. La Terza Forza promuove il ritorno alla realtà sensibile e personale, verso l'autocoscienza, l'autorealizzazione e l'autodeterminazione, come libera e personale scelta aperta a tutti.

 

Gli psicologi umanisti sono veramente convinti che ogni persona abbia in sé e nell'unicità della propria consapevolezza, le risposte alle proprie domande e le soluzioni dei propri problemi. La fiducia nella capacità umana di autorealizzarsi è strettamente connessa al desiderio di voler essere continuamente se stessi. Il modo in cui essa si sviluppa non è dipendente dall'ambiente o dalle influenze negative degli altri o dal passato, ma solo dalla propria personale responsabilità.

thumb_image033La Persona è vista come unico agente attivo nella costruzione del suo mondo e delle sue esperienze. Per poter afferrare l'esperienza è fondamentale imparare a condividere il mondo dell'altro, in modo da superare il contrasto oggettivo-soggettivo. Poter condividere sensibilmente il mondo dell'altro è un privilegio e implica un tipo di comunicazione e relazione speciale: la "comunicazione e la relazione empatica".

Ribadiamo che Rogers è, infatti, fortemente convinto che l'individuo possieda già dentro di sé ampie risorse per l'auto apprendimento e l'autocomprensione, per modificare costruttivamente la propria idea del sé, le proprie qualità e il proprio comportamento e queste sue potenziali risorse possono esprimersi solo in un clima e in un contesto di facilitazione psicologica. Lo scopo principale dell'Approccio rogersiano è, quindi, quello di creare delle condizioni che permettano, appunto, a questa forza di base di agire, in modo che la Persona possa crescere verso la propria autorealizzazione creando un clima relazioimage035nale adeguato con le caratteristiche sopra specificate.

È evidente che l'approccio Centrato sulla Persona si fonda su una radicata e sostanziale fiducia di base nella Persona stessa. È certamente questa caratteristica che contraddistingue questo approccio psicologico innovativo dalla maggior parte delle istituzioni della nostra cultura: l'educazione, la politica, gli affari, gran parte della religione e della vita familiare si basano sulla «sfiducia» nella Persona.

 

 

 

Praticare la psicoterapia, non significa fare qualcosa al soggetto, né convincerlo a fare qualcosa per sé; si tratta invece di liberarlo perché possa crescere e svilupparsi in modo normale, e di rimuovere ostacoli in modo che possa andare avanti.
da Psicoterapia di consultazione, 1942 (Astrolabio, 1971)


 
Punto focale è l'individuo, non il problema. Lo scopo non è quello di risolvere un problema particolare, ma di aiutare l'individuo a crescere perché possa affrontare sia il problema attuale, sia quelli successivi in maniera più integrata.
Ibid.


 
Tutti gli altri metodi implicano che l'individuo maturerà, cambierà e sarà in grado di prendere decisioni più sagge dopo la seduta, mentre in questa nuova tecnica è il contatto terapeutico in se stesso che costituisce un'esperienza di maturazione. L'individuo impara a capirsi, a compiere autonomamente delle scelte importanti, ad avere un rapporto valido con un'altra persona in maniera più adulta.
Ibid.


 
La maggior parte degli errori che faccio nelle relazioni interpersonali, la maggior parte dei fallimenti cui sono andato incontro nella mia professione, si possono spiegare col fatto che, per qualche motivo di difesa, mi sono comportato in un modo, mentre in realtà sentivo in un modo del tutto diverso.
da La terapia centrata sul cliente, 1953 (Astrolabio,1970)


 
Se accetto l'altra persona come qualcosa di rigido, di già diagnosticato e classificato, di già formato dal suo passato, contribuisco a confermare questa ipotesi limitata. Se l'accetto come un processo di divenire, contribuisco, invece, al limite delle mie possibilità, a confermare e a rendere reali le sue potenzialità.
Ibid
.


 
Azzarderei l'ipotesi che, nel momento della relazione, la teoria particolare del terapeuta è poco importante ed anzi, se è presente nella sua coscienza in quel momento, danneggia probabilmente la terapia. Secondo me dunque solamente l'incontro esistenziale è importante: se la teoria occupa il campo della coscienza nel momento immediato della relazione terapeutica, non è in alcun modo utile. Un altro modo di definire questo concetto è che, nella misura in cui pensiamo teoricamente, nel corso della relazione, diventiamo spettatori e non attori, ed è proprio come attori che possiamo essere efficaci.
Ibid
.


 
La psicoterapia consiste semplicemente nella liberazione di capacità già presenti allo stato latente. In altri termini, implica che il cliente possegga, potenzialmente, la competenza necessaria alla soluzione dei suoi problemi. Tali punti di vista sono pertanto in netta opposizione alla concezione della terapia come una manipolazione, da parte dello specialista, di un "organismo" più o meno passivo.
da
Psicoterapia e relazioni umane, 1965 (Boringhieri, 1970)


 
I cambiamenti interni di atteggiamento, che avvengono durante il processo terapeutico, si trasformeranno in un comportamento meno difensivo, più sociale, più aperto alla realtà esterna e interna, in un comportamento che dà testimonianza di un sistema di valori più evoluto e più socializzato; in breve, il comportamento manifesterà un'aumentata maturità e le pulsioni infantili avranno sempre meno tendenza ad esprimersi.
Ibid
.

 

 

Gli individui hanno in se stessi ampie risorse per auto-comprendersi e per modificare il loro concetto di sé, gli atteggiamenti di base e gli orientamenti comportamentali. Queste risorse possono emergere quando può essere fornito un clima definibile di atteggiamenti psicologici facilitanti.
da
Un modo di essere
, 1980 (Martinelli, 1983)

 

 

Sotto qualunque aspetto noi facciamo di una persona un oggetto - sia mediante lo strumento diagnostico o analitico, sia percependolo impersonalmente in una cartella clinica -, non facciamo che ostacolare le nostre finalità terapeutiche: fare di una persona un oggetto si è rivelato utile nel trattamento delle malattie fisiche; non si è dimostrato utile invece con i pazienti psicologici. Apportiamo un aiuto profondo solo quando nella relazione rischiamo noi stessi come persone, quando sperimentiamo l'altro come una persona con i suoi diritti: Solo allora ha luogo un incontro ad una profondità tale da dissolvere il dolore della solitudine in entrambi, nel cliente come nel terapista.

Ibid.

 

 

 

 

 

 

maslow

 

 

Abraham H. Maslow
New York 1908 - Menlo Park, California 1970
Psicologo statunitense
Fondatore della psicologia umanistica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La psicoterapia non è una relazione sui generis, dato che alcune delle sue qualità fondamentali sono presenti in tutte le buone relazioni umane.
da Motivazione e personalità, 1954/70 (Armando,1973).
 

Per migliorare una persona sola, alle volte occorrono anni di lavoro terapeutico ed anche allora l'aspetto principale del miglioramento è che esso le permette di sforzarsi per tutta la vita di migliorare.
Ibid
.
 
Che cos'è psicopatologico? Tutto ciò che disturba o impedisce l'autorealizzazione. Che cos'è la psicoterapia ed a che cosa serve? Si tratta di mezzi che aiutano a ristabilire la persona sulla via dell'autorealizzazione e dello sviluppo, lungo la linea indicata dalla natura interiore.
Ibid
.
 
Potrei descrivere l'autorealizzazione come uno sviluppo della personalità, che libera la persona dai problemi carenziali della gioventù e dai problemi nevrotici (o infantili, o fantastici, o innecessari, o "irreali") della vita, tanto da renderla capace di affrontare, sopportare e combattere i problemi "reali" dell'esistenza.
da Verso una psicologia dell'essere, 1962/68 (Astrolabio, 1971).
 

 

 

 

 

 

 

may

 

 

 

Rollo May
Ada, Ohio 1909 - Tiburon, California 1994
Psicologo e psicoterapeuta tra i maggiori rappresentanti della psicologia umanistico-esistenziale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggiore è la salute mentale che un individuo acquisisce, maggiore è la sua capacità di plasmare in maniera creativa gli elementi della vita, e di conseguenza, più adeguato diventa il suo potenziale di libertà. Pertanto il counselor [consulente psicologico] che aiuta gli altri a superare una difficoltà di personalità, li aiuta a diventare più liberi.
da L'arte del counseling, 1989 (Astrolabio, 1991).
 

Compito del counselor è quello di assistere il cliente nella ricerca del suo vero sé e poi di aiutarlo a trovare il coraggio di essere quel sé.
Ibid
.
 

Pochi sono i doni che una persona può fare a un'altra che eguaglino, per ricchezza, il dono della comprensione.
Ibid
.
 
Nel processo del counseling noi non forgiamo ex novo e in maniera globale l'individuo, trasformandolo in un'altra persona; lo sforzo è volto a liberarlo, permettendogli di essere se stesso. Questo significa metterlo in grado di iniziare il lavoro di trasformazione della sua personalità.
Ibid
.
 
E' commovente che quasi tutte le persone siano prigioniere di inutili paure. Le vediamo vivere sotto il peso di fardelli psicologici che le privano della libertà ancor più delle catene del prigioniero. E' un truismo dire che molti sviluppano soltanto un terzo, o anche meno, delle loro possibilità. Il counselor deve mirare a liberare coloro che si rivolgono a lui, in modo che possano sviluppare il loro sé unico e autonomo e realizzare le proprie potenzialità inutilizzate.
Ibid.




Bibliografia ragionata:

 

client_centred_terapyimage037Fino a qualche tempo fa Carl Rogers non era un autore molto conosciuto in Italia. Le opere tradotte permettono, tuttavia, di farsi un'idea abbastanza precisa del suo pensiero.

"Client-centered Therapy", il testo fondamentale sulla teoria della personalità, è stato tradotto e pubblicato in italiano dalla Nuova Italia con il titolo "Terapia centrata sul cliente".

 

Il volume "La terapia centrata sul cliente" a cura di P. E. Ricci Bitti e A. Palmonari (1970) Martinelli è invece una raccolta di articoli con l'aggiunta di alcuni capitoli tratti da "On Becoming a Person".

 

Sono invece tradotte le altre due importanti opere teoriche: "Counselling and Psychothérapy" e "Psychotherapie et relationes humaines" pubblicato a Lovanio nel 1962 assieme a M. Kinget. La parte centrale di questo libro rispecchia fedelmente il capitolo apparso sull'opera a cura di S. Koch: "Psychology: A Study of a Science" (1959).

I testi citati finora sono i più importanti per chi voglia farsi un'idea di base del pensiero rogerimage039siano; più discorsivi sono "A Way of Being" (1980)thumb_a_way_of, "Carl Rogers on Encounter Groups" (1970), "Freedom to Learn" (1969), tutti disponibili in italiano.

Di estrema importanza, appena tradotti da La Meridiana, sono i dialoghi di Rogers con M. Buber, P. Tillich, M. Polanyi e altri, curati nella lingua inglese da H. Kirschenbaum e V. Henderson (1987).

Rogers e la sua opera sono al centro di una imponente bibliografia. Per brevità ricordiamo solamente la biografia di H. Kirschenbaum: "On Becoming Carl Rogers" (1979).

Gli sviluppi post-rogersiani sono ben riassunti nelle raccolte curate, rispettivamente, da Levant e Shlien (1984) e Lietaer, Rombauts e Van Balen (1990).

 

 

TESTI  DI CARL ROGERS TRADOTTI IN ITALIANO

 

  • Rogers, C. R. (1942), Counseling and psychotherapy. Newer concepts in practice, Boston (Houghton Mifflin); trad. it. "Psicoterapia di consultazione", Astrolabio, Roma 1971.
  • Rogers, C. R. (1951), Client-centered Therapy, Houghton Mifflin, Boston; trad. it. "Terapia centrata sul cliente", La Nuova Italia, Firenze 1997.
  • Rogers, C. R. (1957), The necessary and sufficient conditions of therapeutic Personality Change, J. Consult. Psych., 21; trad. it. Cap. II in Rogers, C. R., "La terapia centrata-sul-cliente", Martinelli, Firenze 1970.
  • Rogers, C. R. (1961) On Becoming a Person; la parte essenziale dell'opera è tradotta in Rogers, C. R., "La terapia centrata-sul-cliente", Martinelli, Firenze 1970.
  • Rogers, C. R., Barry, S. (1967) Person to person. The problem of being human: A new trend in psychology, Walnut Creek, CA (Real People Press); trad. it. "Da persona a persona. Il problema di essere umani", Astrolabio, Roma 1987.
  • Rogers, C. R. (1969) Freedom to Learn, C. Merril, Columbus; trad. it. "Libertà nell'apprendimento", Giunti Barbera, Firenze 1973.
  • Rogers, C. R. (1970) Carl Rogers on Encounter Groups; trad. it. "I gruppi di incontro", Astrolabio, Roma 1976.
  • Rogers, C. R. (1980) A Way of being, Boston (Houghton Mifflin); trad. it. "Un modo di essere", Martinelli, Firenze 1983.
  • Rogers, C. R., Kinget, M. G. (1962), Psychothérapie et relations humaines. Théorie et pratique de la thérapie nondirective, Bände, Leuven (Publications Universitaires); trad. it. "Psicoterapia e relazioni umane", Boringhieri, Torino 1970.
  • Dialoghi di Carl Rogers. Conversazioni con Martin Buber, Paul Tillich, Burrhus Frederic Skinner, Michael Polanyi e Gregory Bateson, La Meridiana, Molfetta (BA), 2007.

 

Su Carl Rogers:

 

Carl Rogers: un rivoluzionario silenziosoimage042
Carl R. Rogers, David E. Russell, Molfetta (BA), La Meridiana, 2006 (Transizioni)
ISBN 8895283023
"Non ho pensato neanche per un istante che avessimo fatto cose che avrebbero avuto un impatto di portata mondiale. Quello che abbiamo fatto è stato mostrare che il cambiamento è possibile, che la riconciliazione è possibile, la riduzione delle tensioni è possibile se è presente un clima centrato sulla persona, facilitante. E questo significa moltissimo per me. Quello su cui abbiamo lavorato è più essenziale della soluzione dei problemi; abbiamo lavorato per aiutare le persone a comprendersi l'un l'altra, a comunicare l'una con l'altra, e questo, sento, rappresenta una base molto più realistica per la soluzione delle questioni specifiche."

 

 

Carl Rogers
La relazione efficace nella psicoterapia e nel lavoro educativo

Daniele Bruzzone
Roma, Carocci, 2007 (I tascabili)
ISBN: 8874665113
image045Carl R. Rogers (1902-1987), fondatore della terapia centrata-sul-cliente e della pedagogia non direttiva, è stato definito "lo psicologo più influente d'America". Questo volume intende spiegare i motivi della straordinaria attualità delle sue idee nei diversi campi applicativi della psicoterapia e del counseling, delle relazioni familiari e organizzative, della comunicazione interculturale e della facilitazione dell'apprendimento. Pervaso da un'irriducibile fiducia nelle risorse positive dell'essere umano, il contributo di Rogers, a vent'anni dalla sua scomparsa, conserva intatto il suo potere provocatorio e rivoluzionario per tutti coloro che, nei diversi ambiti della cura clinica ed educativa (psicoterapeuti, educatori, operatori sanitari, consulenti, genitori, insegnanti, politici), hanno a cuore il benessere integrale della persona e l'autentico dispiegarsi delle sue potenzialità.

 

 

Dialoghi di Carl Rogers. Conversazioni con Martin Buber, Paul Tillich, Burrhus Frederic Skinner, Michael Polanyi e Gregory Bateson.

Kirschenbaum Horward Land Henderson Valerie a cura di, Molfetta (Bari), Edizioni La Meridiana.

ISBN-13: 9788861530447

dialoghi_di_carl_rogersIl significato di questi dialoghi per il lettore italiano sta nell’opportunità di conoscere aspetti significativi, e a volte inediti, del pensiero di ciascuno degli autori. Nel dialogo tra Buber e Rogers la questione cruciale riguarda quell’incontro Io-Tu teorizzato da Buber, che Rogers paragona ai momenti di incontro intenso e particolarmente profondo tra cliente e terapeuta. Buber e Tillich condividono la valorizzazione di Rogers dell’apertura al dialogo e all’incontro profondo tra esseri umani in cui sono possibili momenti magici di accettazione, o meglio di conferma dell’altro e delle sue potenzialità, indispensabili per l’autoaffermazione. Il tema della libertà viene ripreso nel colloquio con Skinner. Pur nel rispetto reciproco per la chiarezza, emergono le grandi differenze con il punto di vista del comportamentismo positivista, di cui Skinner è il massimo rappresentante. Il tema della natura della scienza e delle differenze fra la scienza in generale e la scienza che ha per oggetto lo studio della persona viene ripreso anche nel dialogo con il filosofo Polanyi. Anche il dialogo con Bateson, come quello con Skinner, è caratterizzato dalla correttezza e dal desiderio di confronto, nonostante divergenze e differenze teoriche. Rogers auspica che, nonostante il probabile disaccordo, possa esserci tra loro un incontro da persona a persona, o almeno uno scambio fra menti, non due monologhi.

 

Ricchi di spunti e di godibile lettura, queste pagine si rivelano fondamentali non solo per professionisti, ma anche per i lettori che vogliano approfondire l’incidenza di una buona qualità delle relazioni nella nostra vita.

 


 

 

 

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Per una bibliografia completa: The Carl Rogers Bibliography On-line curata da Person-Centered Website by Peter F. Schmid.

 

 


 

 

 

 

 

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